Dimaro, 26 luglio, come ieri.
La Juve con la sua spontanea brutalità dà l’annuncio choc: comunica che Higuain è suo.
Il Napoli è sgomento. Si sente ricco e umiliato, deve consegnare ai nemici di sempre un bomber da 36 gol, subisce il colpo più violento dal giocatore che aveva giurato amore ai ragazzi della curva B.
Higuain era corso da loro per piangere e cantare insieme un attimo dopo la rete di un record stabilito nella serie A italiana e migliorato dopo ben sessantaquattro anni.
Crollato su un tappeto di 94 milioni, ma che brutto un ko subito proprio dalla Juventus: Aurelio De Laurentiis si rialza lentamente. Esce solo ora dalla sua solitudine di presidente geniale e incompreso, vincente e contestato, corretto e contestato. Dopo tre anni di orgoglioso rigore nella gestione di uomini e conti, si presenta davanti a Gerard Lopez , il presidente amico del Lille che gli aveva già ceduto Malcuit.
Lo sorprende con un’offerta che il Manchester United , il Psg e il Bayern, tre colossi del calcio europeo, non avevano mai formalizzato. Impossibile rifiutarla: 64 milioni più Ounas, l’estroso franco-algerino tra i protagonisti della Coppa D’Africa. Appena concluso, Pepè sarà l’acquisto più alto della presidenza De Laurentiis.
Anche il più significativo.
In questo tre anni il Napoli è sopravvissuto ai torti arbitrali, alla fuga di Sarri, all’ingombrante fantasma dell’allenatore esteta, alla crisi invernale del Napoli di Ancelotti, al disamore dei tifosi con la perdita media di 12.000 spettatori.
Il Napoli è ripartito proprio dalle sue evidenze negative: i 17 punti su 33 persi nel giro di undici partite tra febbraio e aprile, lo stadio semivuoto, le prime nubi su Ancelotti.
Proprio con l’allenatore che aveva saputo vincere ovunque, il primo che abbia saputo rinnovare il Napoli in leale intesa col suo presidente senza mai cercare il plauso del tifo estremo, De Laurentiis ha varato un lucido piano industriale. Mai più barare o illudere. Prima fase, cedere i doppioni con l’esemplare agilità di Cristiano Giuntoli. Le vendite stanno per creare una base di circa 100 milioni tra contanti e cambiali. Una cassa continua. Albiol 4 milioni, Diawara 21, Inglese 22, Rog 16, 8 con Sepe e Grassi, i 17 di Vinicius, 40 previsti fra Verdi e Hjsay. Tra i crediti, anche i 25 di Hamsik. Il Napoli è così passato alla fase-due: gli acquisti di Manolas, Di Lorenzo ed Elmas, per poi piombare su Pepè, senza rinunciare a James e qualche altro campione.
Molte idee, quasi tutte chiare.
Un mercato che si distingue dalle liti tra Juve e Inter per Icardi, dalle pressioni di Conte per il troppo caro Lukaku, con Agnelli che si scontra con la Fiorentina per Chiesa.
Il Napoli procede sicuro, Pepè può essere davvero il grande colpo, il francese di origine ivoriana ha velocità sia corta che progressiva, scatti e dribbling, mancino che taglia da destra il campo in bisettrice. Con l’elevato potenziale offensivo, forte per rapidità e tecnica, il Napoli lascia solo tre incognite.
La continuità atletica, un incontrista di ricambio per Allan, il perfetto recupero di Ghoulam. Ma è già molto forte.
Che pensa la Juve ? Vede allungarsi sulle sue inquietudini l’ombra del Napoli. Solo tre anni dopo.