Serie A - Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha rilasciato una lunga intervista a Il Mattino. Eccone uno stralcio:
Il calcio è ripartito ieri, con la prima semifinale di Coppa Italia Juve-Milan, e stasera si riapre il San Paolo per Napoli-Inter. Cosa cambia giocando a porte chiuse?
«Cambia molto, ma non tutto. Il calcio ha fatto di necessità virtù, perché si è messo in condizione di accettare delle limitazioni per ripartire».
A un certo punto era sembrato che lei, il presidente del Coni, fosse contrario alla ripartenza. Di più, il nemico del calcio.
«Mi è dispiaciuto per certi giudizi, c'è chi ha voluto creare una contrapposizione che non esiste. Che non può e non deve esistere. Ma il calcio non può avere canali privilegiati rispetto ad altri sport. Mi ero permesso di dire che sarebbe servito un piano B per la ripartenza e mi sembra che siano stati messi sul tavolo un piano B e un piano C. Lo avevo detto non per invadere il campo ma perché quel piano alternativo andava immaginato anche conoscendo la complessità di interlocuzione del mondo del calcio, le sue conflittualità, le peculiarità dei suoi rappresentanti. Di tutto questo nessuno può e deve stupirsi».
Ma non le è sembrato assurdo, dopo aver stabilito il calendario delle partite, alzare muri da parte di sedici presidenti di serie A contrari alla retrocessione? È normale questo tasso di litigiosità in quella che si autodefinisce Confindustria del pallone, con 3 miliardi di euro di fatturato?
«No, non è il momento di litigare. Però a torto o a ragione, ancora una volta non entro nel merito - spesso negli ultimi 15-20 anni non era il momento per assumere determinate posizioni. È un'isola particolare, quella del calcio».
Tra i presidenti con cui si confronta di più c'è De Laurentiis, che oggi lancia la sfida verso la conquista della terza Coppa Italia della sua gestione.
«Ci siamo sentiti frequentemente, anche su argomenti non sportivi. È stato molto vicino a mio padre quando si è ammalato».
Il Napoli si è affidato a Gattuso per chiudere una stagione di grande sofferenza: da allenatore, come era da calciatore, dà l'idea di chi non molla.
«È su un'altra panchina importante dopo quella del Milan, tutti sappiamo cosa rappresenta il Napoli nel mondo. Durante il lockdown ho visto e rivisto le partite del Mondiale del 2006 e quasi ci siamo dimenticati quale contributo abbia dato Gattuso per vincere la Coppa, con quella personalità e quella umiltà che ha anche da allenatore. Quando era al Milan, abbiamo talvolta fatto riflessioni sullo sport, sempre interessanti e concrete. Gli ho mandato un messaggio per la scomparsa della sorella e nella sua risposta c'erano tutte la sua forza umana e la sua sensibilità».
Le urla di Gattuso saranno urla nel silenzio degli stadi vuoti: ma fino a quando si giocherà senza spettatori?
«Lo decide il governo. Si sta ragionando su una possibile riapertura il 14 luglio. Dipende da tanti fattori, anzitutto dalla curva dei contagi. Sembrava fino a poche ore fa che il calcetto potesse ripartire lunedì 15 e invece c'è stato un rinvio. Sono situazioni si valutano».