Condò: "Cambio di allenatore azzeccato per il Napoli. Resta il mistero Koulibaly..."

Rassegna Stampa  
Condò: Cambio di allenatore azzeccato per il Napoli. Resta il mistero Koulibaly...

Napoli

Ultime calcio Napoli - L'editoriale di Paolo Condò su Repubblica per l'inizio del nuovo campionato di Serie A: 

"Una volta Jurgen Klopp disse che il suo obiettivo non era allenare la squadra più forte, ma batterla. La fierezza di questa forma mentis dovrà ispirare le sfidanti della Juventus, perché nel campionato che inizia oggi i campioni d’Italia faranno leva su una narrazione potente e mai vista prima, quella dei dieci scudetti consecutivi. Una stella ottenuta mentre tutti gli altri segnano il passo. Per un ambiente che si ciba di motivazioni come quello juventino il discorso precede perfino le considerazioni tecniche sulla scelta rischiosa di mettere Andrea Pirlo in panchina o su quella “politica” di dare tutto il potere a Ronaldo, cercandogli in Dzeko un altro Benzema, sorreggendolo con l’energia di Kulusevski e disegnando un nuovo enorme punto interrogativo sulla collocazione di Dybala. La Juve della scorsa stagione era una preda: in campionato se l’è cavata con un certo margine, ma il rigetto dell’ambiente per Sarri ha portato a un fallimento in Champions più fragoroso dei precedenti. La nomina di Pirlo è anche un avviso interno ai naviganti; è talmente estremista, e in quanto tale forte, da far capire che non saranno tollerati nuovi mal di pancia.
Inseguitori nerazzurri
Nella prima cesta ci sono altre due squadre, con una differenza sostanziale: l’Inter come la Juve deve vincere, mentre la missione dell’Atalanta è provarci. Premesso che le ultime due settimane di mercato possono cambiare molte cose, la sensazione è che l’anno scorso l’Inter fosse ormai vicinissima alla rivale. L’elettrochoc agostano di Antonio Conte ha prodotto un chiarimento che da fuori si stenta a capire: l’allenatore ha ottenuto che la vittoria non venga considerata un obbligo, eppure sta ispirando una campagna acquisti basata su giocatori (Kolarov, Vidal, lo stesso Sanchez) con i quali, per motivi anagrafici, devi vincere subito. Detto che Hakimi è un talento in tutta evidenza superiore - lo sarebbe anche Eriksen - l’uomo-chiave resta la portaerei Lukaku. E occorre riconoscere che su nessun nome Conte s’è impuntato di più.
Capitolo Atalanta. L’anno scorso ha prodotto il calcio migliore, sul mercato ha aggiunto anziché togliere - Miranchuk può spostare equilibri - e sono ormai quattro stagioni che ci chiediamo tutti se saprà ripetersi, salvo poi scoprire che è addirittura migliorata. Al quinto giro ricordiamole piuttosto dove si è creato il gap con le prime la stagione scorsa: l’Atalanta è stata sconfitta in casa da Spal, Torino e Cagliari. Il margine di miglioramento è ben visibile, l’uomo che lo garantirebbe no: nel senso che Ilicic, protagonista fino al trionfale passaggio per Valencia, ha ripreso ad allenarsi protetto da una coltre di silenzio. Comprensibile. Di più, doveroso. Se tornasse ai suoi livelli migliori, l’Atalanta sarebbe una candidata a tutto. L’Europa comincia a Sassuolo
Il secondo cerchio contiene cinque squadre, quelle considerate in lotta per i quattro posti europei residui più il Sassuolo, troppo efficace e divertente dopo il lockdown per non meritare una chiamata in stile Atalanta: perché non provarci? Berardi è un talento speciale che per questioni sue ha sempre declinato la chance in una grande. Va rispettato, ma allora conquisti l’Europa per il suo piccolo nido e per De Zerbi, annunciato da molti segnali come the next big thing tra gli allenatori. A contrastarlo innanzitutto il Milan, il cui mercato procede con saggezza: protetto dall’ombrello di Ibra, è stato assemblato un gruppo di giocatori di qualità che raggiungeranno il loro massimo fra un paio di stagioni. Quel che si dice un progetto, parola abusata nel calcio ma non in questo caso. Nella seconda fascia c’è la Lazio, che non ha ancora allargato la rosa nella misura richiesta dalla Champions. Il tempo a Tare non manca ma va fatto, specie se all’arrivo di Muriqi dovesse corrispondere la partenza di Caicedo, perché l’abitudine a mettere in gerarchia campionato e coppa, già antipatica in Europa league, in Champions sarebbe inaccettabile. La Roma parte più indietro perché doveva essere la stagione di Pellegrini e Zaniolo, e fino a primavera giocherà solo il primo. La famiglia Friedkin sta appena iniziando a mettere le mani sulla squadra, e Kumbulla è un bel messaggio per il futuro. Ma nel calcio moderno la crescita obbedisce a un comandamento ineludibile, la partecipazione alla Champions. Un problema. Lo stesso del Napoli, che però ha risolto buona parte della ristrutturazione necessaria con un cambio di allenatore azzeccato: Gattuso per Ancelotti ha portato ambizione al posto di gestione. Osimhen, poi, è un attaccante differente, il che allarga lo spettro di soluzioni. Anche qui molto resta da capire, a partire dal destino di Koulibaly. Ma una strada è stata tracciata fin da gennaio. Le rivincite di Fiorentina e Toro
Altre sei squadre si candidano al ruolo di sorpresa. La Fiorentina è ricca di talento - Amrabat acquisto spot ed è guidata da un allenatore che si è fatto la fama di aggiustatore in corsa. Iachini non ha mai disposto dall’inizio di un materiale simile: una gioia, ma anche una responsabilità. Cagliari e Torino rilanciano tecnici di valore che hanno passato le loro disavventure: Di Francesco e Giampaolo. Due nomi sui quali scommettere: Sottil nel Cagliari, un’ala tecnica ed energica, e Verdi nel Toro, perché nessuno rivitalizza i trequartisti come Giampaolo. Appartiene a questa cerchia il Bologna di Mihajlovic, giovane e talentuoso. In mezzo al campo Dominguez si candida a rampa di lancio, e la qualità dei ragazzi che gli corrono davanti - Barrow, Orsolini, Juvara, Vignato - è un invito a nozze. Il Genoa ha toccato l’organico salvatosi all’ultima giornata, a partire dall’allenatore: Maran meritava di restare in A, e il mercato ha portato una pepita, il trequartista sloveno Zajc. Il Verona ha ceduto quasi tutti i cardini del nono posto: Amrabat, Rrahmani, Kumbulla, Pessina. Da vedere se i sostituti saranno all’altezza, ma il lavoro di Juric merita comunque fiducia".
 

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