Notizie Napoli calcio. Ottavio Bianchi, tecnico del primo scudetto del Napoli, ha raccontato alcuni passaggi della sua esperienza in azzurro ai microfoni de Il Mattino.
«Avevo giocato a Napoli cinque anni. Ero arrivato quasi bambino da Brescia e negli spogliatoi venivo coccolato dal magazziniere Masturzo che mi preparava lo zabaione. Dissi all'inizio no ad Allodi perché a Napoli ero stato con i più grandi, da Sivori a Juliano, e non avevamo vinto. E lo dicevo anche sapendo che in quel Napoli c'era il più grande al mondo.
La gioia più grande degli anni di Napoli fu il coro Ottavio Ottavio che i tifosi mi dedicarono al San Paolo in occasione dell'ultima partita dell'88 contro la Sampdoria: si schierarono dalla mia parte. E, se ci penso, mi vengono ancora i brividi».
Il legame con Napoli è rimasto forte come negli anni d'oro. «L'affetto e il rispetto dei napoletani sono due delle cose più belle della mia vita. Vincere non è stato facile, c'è voluta tanta dedizione al lavoro, così come mi aveva insegnato il primo maestro a Brescia. Era dura andare a Milano e Torino. Sudditanza psicologica? Dicevo ai miei di non fare fallo a venti metri dalla porta sennò fischiavano il rigore... Un big della squadra avversaria, una volta, disse all'arbitro: Stai attento, altrimenti qui non vieni più. Cosa fece quell'arbitro? Ammonì uno dei miei».