Ultimissime Napoli - Umberto Calcagno, vice presidente AiC, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori"
Dunque, i calciatori vogliono tornare in campo e vogliono concludere i campionati?
"Sì. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell’emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di calcio giocato sarà un segnale importante per il Paese".
Il modello Juve, con due mensilità e mezzo spalmate sulla prossima stagione, non è replicabile altrove. Giusto?
"Vero. Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori (Chiellini, Buffon e Matuidi, ndr) c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee. Il problema però è un altro".
Quale?
"C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo".
Alla ripresa i medici sportivi chiedono di far sostenere di nuovo la visita di idoneità a chi è stato contagiato dal Covid-19. I calciatori sono d’accordo?
"Noi andiamo oltre: visite di idoneità obbligatorie per tutti, come si fa a inizio stagione. Con esami ulteriori per chi ha avuto il Covid-19, visto che non sappiamo quali conseguenze può portare nell’immediato. Stiamo parlando di atleti professionisti che devono spingere le loro prestazioni al massimo livello".