Ultime SSC Napoli - Punto 17, Marek Hamsik dà l'addio al calcio giocato. La partita si terrà il giorno 5 luglio alle ore 19 a Bratislava in Slovacchia allo stadio Tehelne Pole, CalcioNapoli24 la trasmetterà in esclusiva per l'Italia attraverso tutte le proprie piattaforme: sito web, social, Youtube e sul canale 79 del digitale terrestre su Napoli e Caserta.
“Penso era dovuto questo mio omaggio a Marek. Parliamo di quello che era il nostro capitano in tre anni stupendi: un giocatore straordinario, un giocatore con delle qualità tecniche immense. È stato considerato da tutti un grande calciatore anche se, secondo me, è sempre stato sottostimato perché era qualcosa in più di un grande giocatore; lì eravamo sul fuoriclasse”. L’ufficio di casa Maurizio Sarri è un album di ricordi, c’è tanto Napoli ma anche Lazio, Sansovino e perfino Alessandria.
Tra una sigaretta e l’altra, il mister ci racconta il suo Marekiaro rivelandoci in esclusiva tanti aneddoti sul suo capitano nel triennio napoletano: “Per quanto riguarda il ragazzo - racconta l'ex allenatore del Napoli - ha sempre avuto un comportamento esemplare. In tre anni mai sentito una parola fuori posto, mai visto un atteggiamento sbagliato in allenamento o partita. Davvero un ragazzo straordinario”.
Quando lei arrivò al Napoli, Hamsik era reduce da un’annata in cui numericamente aveva fatto bene, ma le prestazioni non erano quelle solite. C’è un virgolettato di Hamsik a Dimaro dove dichiarò “Con Sarri lavoriamo di più: è un tecnico molto maniacale”. Può dirci come riuscì di nuovo a motivare il ragazzo?
“Ricordo che, appena firmai per il Napoli, presi il telefono e lo chiamai. Gli dissi che volevo si rendesse conto che lui era un fuoriclasse e doveva pensare da fuoriclasse. E che lui, con un tipo di atteggiamento mentale, sarebbe diventato forse il centrocampista più forte d’Europa. Gli dissi solo questo. Poi a Marek non c'era tanto bisogno di parlare. Era uno che se gli dai fiducia te li pagava velocemente”.
Il suo Napoli partì con 4-3-1-2 e poi si passò al 4-3-3. E’ vero che Hamsik gli chiese di cambiare ruolo rispetto alla stagione precedente dove fu utilizzato da trequartista?
“Marek è un ragazzo che accetta le decisioni dell'allenatore. Il cambiamento di modulo, a differenza di quello che pensano tutti, fu fatto più per lui che per le caratteristiche degli attaccanti. Gli attaccanti per giocare 1-2 c’erano poi però, vedendo le prime partite, ci siamo resi conto che il rendimento di Marek in quell’altra soluzione sarebbe stato determinante”.
Ironia del destino, Hamsik segna il primo gol nel suo esordio sulla panchina del Napoli. Una rete con un inserimento alla sua maniera…
“Sì, purtroppo non è un ricordo piacevole perché poi alla fine l'abbiamo quella partita. Però era un segno che Marek in quel ciclo avrebbe fatto grandi cose”.
Diceva che con Marek non c'era bisogno tanto di parlare. Però non saranno mancati i momenti in cui un calciatore poteva avere qualche ‘problemino’ magari perché la critica gli diceva che giocava male o altro. Lei, in quel momento, come si rapportava con il suo capitano anche per tenerlo sulla corda dandogli sempre ulteriori motivazioni?
“Marek è un ragazzo che ha bisogno di fiducia. Bastava dare la formazione e lui era dentro e bastava per fargli sentire la grande fiducia che c’era nei suoi confronti indipendentemente da quelle che potevano essere le critiche del momento. In una conferenza stampa ho detto che giocava a Marek ed altri dieci o qualcosa di simile. Lui è un ragazzo che ha bisogno di sentire la fiducia. Non c'era bisogno di stare mezz'ora a parlarci. Bastava lanciargli i messaggi e lui veniva fuori da qualsiasi tipo di situazione”.
Mediamente lo sostituiva intorno al 60-70’ con la critica che si chiedeva il perché di questa decisione. Questa sua gestione è servita nel medio-lungo periodo ad ottenere prestazioni sempre di qualità elevate da parte di Marek
“È chiaro che noi avevamo bisogno di Marek a grandissimi livelli. Visto che giocava sempre, ogni volta la partita era già indirizzata, gli facevamo risparmiare i venti minuti. Mi sembra di aver letto che Marek ha parlato di questa storia anche nel suo libro. Alla fine ha detto che lui non mi rispondeva neanche, ma probabilmente aveva ragione lui. Quindi Marek capiva".
C'è una sua frase su Hamsik che mi ha colpito negli anni. Era un Palermo-Napoli dove dichiarò sullo slovacco: “Lo faccio giocare anche in rianimazione”
“Lo ritenevo per quel gruppo, un grandissimo gruppo, grande squadra, un giocatore per noi determinante. Quindi è chiaro che se sbagliava una partita non importava niente, dopo doveva giocare lo stesso. Però ti devo dire la verità, nei tre anni che abbiamo fatto insieme di partite ne ha sbagliate pochissime”.
Con lei ha fatto tantissimi gol, c’è uno in particolare che l’ha emozionata più degli altri? Per esempio mi viene in mente quello in casa della Sampdoria dove fa quel dribbling in aria e poi ad esterno l'ha messo sul secondo palo oppure c'è anche la doppietta col Bologna…
“Mi ricordo in particolare due gol col Bologna. Mi sembra che furono tutti e due nel primo tempo. Tutti e due con il risultato ancora non acquisito. Ricordo una prestazione da parte sua devastante nel primo tempo.Un giocatore nettamente sopra le righe. Quello è un episodio che ho ben stampato in mente”.
In un’intervista di qualche anno fa, Hamsik raccontò che lei si girava di spalle e riusciva a capire se la squadra giocava a due tocchi oppure no solo ascoltando il rumore del pallone. Inoltre aggiunse che in quel Napoli era come giocare con la Playstation
“Quella era una squadra che per caratteristiche tecniche per qualità tecniche riusciva a avere un palleggio fenomenale. A me poi nel corso degli anni tanti giornalisti mi hanno chiesto ma perché questa squadra non giocava in Napoli tuo? Perché non ci sono quelle caratteristiche. La squadra era nata per giocare quel calcio lì. All’interno poi di quella sinfonia, poi c'erano anche giocatori che avevano una certa libertà. Marek, negli ultimi 30 metri, era uno dei giocatori che aveva molta libertà nei movimenti. Poi, chiaramente, nella fase di costruzione e nella fase difensiva non aveva libertà però lo spazio di esprimere le qualità individuali ce l'aveva in quella squadra e penso abbia fatto tanti gol per quella. Si è trovato un contesto di grande qualità tecnica dove Marek ci ha messo qualcosa in più”.
Durante la sua esperienza in Napoli hai avuto poi la fortuna di incontrare anche Maradona al Castel Volturno. Un episodio che, a distanza di anni, è sempre un ricordo emozionante. Ci può raccontare cosa ha provato in quel frangente e se poi Diego si soffermò a parlare con capitan Marekiaro
“Le sensazioni lì di tutti noi erano le stesse… Fu un’emozione immensa trovarsi davanti a Maradona. Forse per me lo era di più perché era un idolo però anche per i ragazzi era un personaggio importante. Non c’è stato nemmeno bisogno di parlare tanto, fu davvero un’emozione forte davvero per tutti. Maradona si avvicinò al capitano con grande umiltà con grande rispetto e quindi penso che per noi due sia stata un'emozione più forte addirittura degli altri”.
Hamsik, sotto la sua gestione, supera il record di reti proprio di Maradona. Cosa gli dicesti?
“Ma io non faccio tanti complimenti a giocatori. Penso di avergli fatto un complimento a fine partita e di averlo abbracciato. Però io non sono uno che per due-tre giorni di continuo mi metto a fare complimenti a giocatori. Purtroppo, per forma mentale, sono uno che sottolinea più gli errori delle prodezze, ma i ragazzi lo sapevano. Non faccio tanti complimenti, il giorno dopo si riparte da zero”
Nel 2015 ci fu più di un interessamento da parte della Juve per Hamsik, si dice che lei lo dichiarò praticamente incedibile. Marek, in un’intervista di qualche tempo fa, disse che non poteva mai andare a Torino
“Io non lo volevo dichiarare incedibile nel senso che volevo che lui restasse con convinzione. Abbiamo parlato io e lui da soli in cinque minuti facendo presente soltanto che a Napoli era un idolo e lo sarebbe rimasto per tutta la vita. Quindi, dissi che non vedevo tanti motivi per cambiare squadra che sarebbe diventata estremamente competitiva. In più c’era la possibilità di vincere. Lui, dopo tre-quattro minuti, mi disse con grande convinzione “Va bene mister, rimango”. Quindi non ci fu bisogno di tanta convinzione, era già molto predisposto a voler rimanere a Napoli e con quel gruppo”
Hamsik, successivamente, decide di andare in Cina al Dalian. Che idea si fece in quel momento se gli scrisse qualcosa
“No, non gli scrissi nulla ma non ero molto contento di quella scelta. Marek era ancora efficiente e poteva continuare a giocare in Europa sicuramente a buoni livelli. Però, chiaramente, un giocatore quando arriva a un certo limite d'età può fare anche una scelta di questo tipo. Ci stava, io non l'avrei fatta, ma ci stava”.
Lei quando lascia Napoli scrive un messaggio a Hamsik che poi lo fa leggere a tutta la squadra. Può rivelarci il contenuto?
“Non ricordo esattamente cosa gli scrissi ma sarà stata una forma di ringraziamento per quello che aveva fatto per il gruppo ed il mio staff. Come ho detto prima, is sta parlando di un calciatore straordinario e di un ragazzo straordinario. Per noi è stato tanta roba, se abbiamo fatto qualcosa lo dobbiamo a quel gruppo e, all’interno di quel gruppo, lo dobbiamo al capitano".
Marek ha dichiarato su di lei “Mi ha lasciato il segno è il mio allenatore preferito”. L’altra è poi “Non ho mai giocato in un Napoli come questo, quando gioco mi diverto”. Sono frasi che racchiudono l’essenza del suo rapporto con il capitano
“Del rapporto fra me e lui, ma anche del rapporto tra lui e tutto il gruppo squadra. Quella era una squadra che aveva assunto la mentalità che volevo. Ai ragazzi dicevo sempre che se vogliamo divertire la gente bisogna divertirsi prima di tutto noi in allenamento e in campo. Quando nella squadra scatta il senso di divertimento poi il senso di divertimento si espande, prende lo staff, le tribune, i tifosi. Loro dopo un po' di tempo ce l'avevano dentro, si divertivano. Era un piacere vederli anche gli allenamenti, vedere che sta palla viaggiava a una velocità mostruosa e era una goduria. La storia dei due tocchi fu una scommessa, dissi alla squadra che mi sarei girato verso le tribune e avrei capito, senza vederli, se davvero facessero due tocchi. Lo fecero davvero e scoppiammo a ridere”
Lei è anche appassionato di ciclismo. Se Marek fosse stato un ciclista, che tipo sarebbe stato?
“Dico uno scalatore collegandomi anche all’aspetto fisico. Marek sarebbe stato un fenomeno nelle classiche del Nord. Uno da Parigi-Roubaix, da Giro delle Fiandre. Un ciclista da queste corse spettacolari”.
Hamsik sta studiando da allenatore, ha anche una sua academy. Se un domani dovesse chiamarla per entrare nel suo staff?
“Per quanto riguarda l'academy sono contento che ce l'abbia perché tirerà su qualche giocatore forte, ma soprattutto ragazzi a posto. Quest’ultimo è già un aspetto estremamente importante. Per quanto riguarda l’allenatore, parlando con chi fa le lezioni lì a Coverciano, mi hanno detto che secondo loro può diventare molto bravo. Lo spero veramente. Spero non venga nel mio staff ma perché gli auguro di partire con un'esperienza subito propria. Se poi vuol venire un anno con me nello staff io lo prendo subito”.
In chiusura il suo messaggio ad Hamsik?
“Ritengo doveroso fare da parte mia, del mio staff ed anche dei compagni di squadra dire solo grazie a Marek. Non ci sono tante altre parole”