L'insostenibile pesantezza del non essere (ancora) un top player

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Calo Fabian Ruiz, lo spagnolo è o non è un top player? Cause ed attenuanti della sua crisi di rendimento con il Napoli

“Non era un mostro prima, non è un brocco adesso”. E’ forse questa una delle frasi più ricorrenti nel mondo del calcio (ma non solo), eppure si ha l’impressione che il concetto sia sempre troppo poco chiaro. L’ultimo ad essere caduto vittima di questa mentalità malata, che alla prima giocata da urlo ti manda in Paradiso ma che è pronta a riportarti sulla terra, con tonnellate di letame sulle spalle a spingerti al suolo, al primo periodo opaco è Fabian Ruiz. Il centrocampista azzurro vive il momento per distacco più delicato da quando è arrivato all’ombra del Vesuvio. Consultando i principali organi di informazione, lo spagnolo nelle ultime cinque partite di campionato non ha mai raggiunto la sufficienza, con la gara di Parma che rappresenta forse il punto più basso della sua esperienza al Napoli. Una prestazione da dimenticare, condita da una serie di errori inverosimile ed esaltata da una sfilza di 4 nelle pagelle del giorno dopo. Eppure tutto ciò non può essere sufficiente per mettere in discussione le sue doti, mostrate in maniera chiara in tutta la passata annata (7 gol in 40 apparizioni) e fino alla nona giornata di quella in corso, quando la sua media voto era ben al di sopra del 6.

Il rendimento in questa stagione è certamente al di sotto delle aspettative: in 20 partite disputate tra campionato e Champions League, ha trovato la via del gol solo una volta, nel trionfo di Lecce, ed ha fornito due assist. Un bottino troppo esiguo per un calciatore con le sue qualità. Nel valutare la situazione nella sua interezza, gli vanno concesse però delle attenuanti. A 23 anni è un calciatore che deve ancora inevitabilmente completarsi del tutto ed il prossimo passo necessario per diventare per davvero un top player sarà proprio quello di trovare la continuità necessaria per ambire ad essere protagonista in club quali il Barcellona ed il Real Madrid. Le voci di mercato, che vanno di pari passo con le trattative interminabili per il rinnovo con il Napoli, in questo di certo non aiutano, soprattutto considerando che è impossibile restare indifferenti alle chiamate di club come, per l’appunto, Barça e Real.

Ultimo, non certo per importanza, aspetto da tenere in considerazione è quello relativo al momento che vive la squadra. Se è vero come è vero, infatti, che dalla partita contro l’Atalanta in poi (in cui disputò una gara maestosa) il rendimento di Fabian è calato vistosamente, è altrettanto vero che questo calo ha riguardato tutta la squadra, che non vince da due mesi ed ha inanellato batoste su batoste. Per intenderci: non è ancora (e fin qui non lo è mai stato) un top player (si è inabissato insieme ai compagni alle prime serie difficoltà) ma non si diventa titolari della Nazionale spagnola e per distacco uno dei migliori centrocampisti di tutta la Serie A per caso. Crescerà e migliorerà. Ora sta vivendo il suo autunno ma l’albero tornerà rigoglioso, magari più di prima, e darà di nuovo frutti. E lì ci sarà da divertirsi… Con buona pace per chi lo etichetta come un giocatore sopravvalutato. E' questa, d'altronde, l'insostenibile pesantezza del non essere (ancora) un top player. E ci perdonerà Milan Kundera per la storpiatura del titolo del suo capolavoro "L'insostenibile leggerezza dell'essere".

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