Prandelli racconta: "Rose ristrette o allargate? All'Atalanta c'era chi si 'faceva venire' la febbre quando sapeva di giocare titolare"

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Prandelli racconta: Rose ristrette o allargate? All'Atalanta c'era chi si 'faceva venire' la febbre quando sapeva di giocare titolare

Cesare Prandelli, ex allenatore della nazionale italiana, scrive su calciomercato.com: "La gestione del gruppo da parte di un allenatore è cambiata molto dagli anni '80, quando io giocavo, ad oggi. Siamo passati dalle rose di 14-15 giocatori a quelle allargate fino a 22-23 (se non oltre) dopo la sentenza Bosman. Ovviamente, il lavoro settimanale diventa più complicato, perchè ti trovi a dover tenere in considerazione le reazioni, le emotività e i sentimenti di molti più ragazzi. Ognuno ha la sua sensibilità o ognuno va gestito e stimolato in maniera differente. Porto l'esempio di due calciatori di grande talento nell'Atalanta dei primi anni '90, quando io allenavo nel settore giovanile: il primo è Pierre Regonesi, il secondo Domenico Morfeo. Regonesi era giocatore di grandissimo talento, ma che soffriva enormemente la pressione, tanto da "farsi venire" la febbre tutti i giovedì in cui veniva a sapere che sarebbe stato titolare. Abbiamo contattato anche degli psicologi, prima che il mio collega Giovanni Vavassori trovasse il modo migliore per affrontare il problema, comunicando le sue scelte all'ultimo e togliendo al ragazzo il tempo di emozionarsi. Di Morfeo, ricordo invece un episodio particolare, alla vigilia della replica della finale del Torneo di Viareggio 1993 contro il Milan. Il ragazzo aveva un problema fisico importante, ma era disposto a tutto pur di giocare. Insistette affinchè gli concedessi l'opportunità di fare un provino per convincermi a lanciarlo da titolare. Il provino fu superato brillantemente, ma gli feci notare come un conto fosse mostrarsi brillante sugli scatti, un altro avere la giusta sensibilità al momento di calciare il pallone e di fronte alla prospettiva di affrontare dei contrasti. Così lo sfidai, invitandolo a dimostrarmi di essere pienamente recuperato, provando a colpire un pino che si trovava a diversi metri di distanza da dove ci stavamo allenando. Lui lo centrò al primo colpo, mi convinse a schierarlo in campo e il giorno dopo fu decisivo nella vittoria di quel "Viareggio" contro il Milan".

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