Di Lorenzo: "Ho scritto un biglietto per i miei compagni, è il mio primo atto da capitano del Napoli"

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Giovanni Di LorenzoGiovanni Di Lorenzo

Di Lorenzo ripercorre la sua vita, l'infanzia e la carriera a Cronache di Spogliatoio. La lettera termina con un biglietto per i suoi compagni di squadra al Napoli

Giovanni Di Lorenzo ripercorre la sua infanzia, la sua vita da calciatore e la sua carriera dalle giovanili fino alla fascia di capitano con la SSC Napoli in una lunga lettera scritta per "Cronache di Spogliatoio", che si intitola "Ho un biglietto da darvi". Ve ne riportiamo alcuni estratti.

L'infanzia di Di Lorenzo

Di Lorenzo comincia la sua lettera partendo da quando era solo un ragazzino a Ghivizzano: "Quel ragazzino si chiama Giovanni Di Lorenzo. Quel ragazzino, di 15 anni ma che ne dimostra anche meno, sta per fare il proprio esordio in Serie D. Quel ragazzino sono io. Qualche giorno prima, come ogni pomeriggio dopo la scuola, stavo camminando con la borsa in spalla addentando un panino con prosciutto cotto e mozzarella, preparato accuratamente da mia madre la mattina stessa. A Ghivizzano, un antico borgo di 1500 anime, mi conoscevano tutti. E conoscevano il mio sogno: «Dai, speriamo che riesca a fare il calciatore»".

Il nuovo capitano del Napoli racconta che all'epoca faceva ancora l'attaccante, e lo chiamano "Batigol", poi un giorno: "A un torneo il mio mister, Tiziano Bizzarri, ebbe quest’idea: «Oggi fai il centrale». Era l’inizio della svolta, e io non lo sapevo".

La svolta

Continua la lettera di Di Lorenzo, che adesso racconta la svolta nella sua carriera: "Rientrato a casa, squillò il telefono. Risposi ed era Paolo Giovannini, il ds della Lucchese, che chiamava dalla sede. Voleva parlare con i miei genitori. Gli passai mia madre, che dopo qualche minuto mi rese il telefono: «Vuole parlare con te». La domanda fu secca: «Giovanni, vuoi andare alla Reggina?». Mi si offuscò la mente, venni ricoperto da una vampata di calore. Balbettai qualcosa, pensai che sarebbe stato davvero strepitoso. Certo, a centinaia di chilometri da casa. «Ah, molto importante: devi dirmelo adesso, perché sono a Milano insieme al loro presidente e dobbiamo chiudere». «Digli che andiamo». Secco, deciso".

Poi il prestito a Cuneo, la nazionale Under-20, il fallimento della Reggina: "Avevo quasi 23 anni quando, dopo due stagioni in Calabria, ci venne comunicato che la società era fallita. Di botto, tutti i sacrifici si erano arenati come l’ultima onda della giornata sulla sabbia. Risucchiati e scomparsi. Ero svincolato, non più giovanissimo". Così Di Lorenzo va al Matera, poi l'Empoli e infine la chiamata del Napoli.

Il passaggio al Napoli

"Alla fine della partita, il mio procuratore mi avvisò dell’interesse del Napoli. Scoppiai a ridere, pensando che fosse uno scherzo. Sì, qualche squadra si era già interessata. Ma dai, il Napoli! E invece era tutto vero, vollero fare le cose in fretta e appena terminata la stagione, ero già a sostenere le visite mediche. Mentre correvo sul tapis roulant, mi gustavo ogni passo ripensando a quando mi ero ritrovato svincolato, ad allenarmi da solo, dopo anni passati a prendere treni per una destinazione che mi sembrava sfocata. Averci sempre creduto mi aveva portato lì, vestito d’azzurro".

Il primo giorno a Napoli: "Dopo le visite mediche, andai al mare. Ebbi subito occasione di comprendere lo spirito dei miei nuovi tifosi, tra i più stimolanti del mondo per un calciatore. Appena entrato in acqua, vidi una signora correre verso di me con un neonato in braccio. Me lo posizionò addosso e, mentre cercavo ancora di capacitarmi di cosa stesse accadendo, iniziò a scattare le foto. Ero imbarazzato, non me lo aspettavo. Era l’inizio di questa storia d’amore. Tanto che alla fine, pure la mia neonata, è nata qui. Se già prima di quel giorno, di cose ne erano successe tante, in quel preciso istante iniziarono a moltiplicarsi a dismisura".

La tifoseria napoletana: "Il San Paolo, l’esordio in Champions League contro il Liverpool, la qualificazione mancata contro l’Hellas. Ricordo che prima delle prime gare, aprivo YouTube per guardarmi i video dei cori allo stadio che si sentivano in tutta la città. Mi venivano i brividi e non vedevo l’ora di esserne protagonista. Magari, che so, da leader. Era tutto come nei video, una bolgia di suoni che dal campo ondeggia ancor più forte. Ti senti un gladiatore. Come quello che ho tatuato sul braccio insieme a mio fratello".

La fascia da capitano: "Il primo di una lunga serie. Su quel braccio, qualche settimana fa, ci ho messo per la prima volta una fascia. Quella da capitano del Napoli. Capitano, del Napoli. Io, capitano del Napoli. Tutti quei panini, d’un tratto, avevano un senso. Tutti quei treni, tutte quelle corse, tutti quei saluti ad Antonio davanti alla stazione. Tutte le volte che ho abbracciato i miei in stazione. Tutto aveva un senso. E chi ci credeva, quel giorno a Forcoli, che sarebbe successo. Mmm… io!"

Nel mentre, la vittoria dell'Europeo con la Nazionale italiana: "Un passaggio fondamentale anche per la fascia da capitano. A inizio estate, sono entrato nello spogliatoio insieme a mister Spalletti. Lo stesso spogliatoio in cui ho visto Malcuit vestito da Pikachu, in cui Fabián, Juan Jesus e Petagna ci tempestano di scherzi, lo stesso in cui devi stare attento a come ti vesti, altrimenti ti ritrovi maglietta e pantaloni nascosti chissà dove. Annunciò che io sarei stato il nuovo capitano. Fino a quel momento, la fascia era stata di chi era da più tempo lì. Lorenzo, leader tecnico indiscusso, Kalidou, persona fantastica a cui auguro il meglio, e di altri bravi ragazzi che hanno fatto altre scelte. Tutto lo spogliatoio fu d’accordo, anche chi per militanza la meritava più di me. Nessuno escluso. Un attestato di stima. Farò il capitano in Serie A e in Champions League. Il capitano del Napoli, qualcosa di grande".

Il biglietto di Giovanni Di Lorenzo

Il biglietto di Di Lorenzo ai giocatori del Napoli.

"Voglio fare una cosa per i miei compagni. Il mio primo atto da capitano del Napoli. E voglio farlo ora. Oggi voglio dare io il mio bigliettino a voi: «Lo so che ci danno per sfavoriti, per squadra che ha subito molti cambiamenti con tanti importanti giocatori che sono andati via, ma sappiamo che anche noi possiamo fare bene. Sono arrivati ragazzi nuovi, altri se ne sono andati. Siamo forti, così come i giovani che sono rientrati. Abbiamo salutato di botto 6-7 amici, che su un gruppo di 23 sono tanti. Ma si sta formando un bel gruppo e se portiamo in campo l’atmosfera che abbiamo creato fuori, beh, ci possiamo divertire». Firmato: il vostro capitano, Giovanni".

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