Punto 17, De Biasi: "Hamsik sapeva farsi rispettare anche a 17 anni: ecco perché scelsi di aggregarlo in prima squadra. Mi ricorda un ex Inter e Parma" | ESCLUSIVA

Le Interviste  
Gianni De BiasiGianni De Biasi

Gianni De Biasi racconta in esclusiva a CalcioNapoli24 quando ai tempi del Brescia decise di aggregare in prima squadra un giovanissimo Marek Hamsik

Ultime SSC Napoli - Punto 17, Marek Hamsik dà l'addio al calcio giocato. La partita si terrà il giorno 5 luglio alle ore 19 a Bratislava in Slovacchia allo stadio Tehelne Pole, CalcioNapoli24 la trasmetterà in esclusiva per l'Italia attraverso tutte le proprie piattaforme: sito web, social, Youtube e sul canale 79 del digitale terrestre su Napoli e Caserta.

Gianni De Biasi è stato colui che ha aggregato in prima squadra a Brescia un giovane Marekiaro. L'allenatore ha ricordato quel periodo in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24

Addio al calcio Hamsik, intervista De Biasi a CalcioNapoli24

MIster, lei fu il primo ad aggregare in prima squadra un giovane Marek Hamsik al Brescia

“Ho avuto Marek tra i 16-17 anni al Brescia. Era un ragazzo di grande qualità, smilzo, bravo in mezzo al campo. Nonostante avesse, per quella età, un fisico esile, era uno che sapeva farsi rispettare in campo perché aveva una capacità di gestione palla ed inserimento sempre con la palla al piede davvero straordinario. Tanto che lo tenemmo sotto osservazione. Chiaro che l’età incideva molto, noi stavamo lottando per la salvezza ed era l’ultimo anno di Roby Baggio”

Come nacque l’idea di portarlo in prima squadra

“Hamsik arrivò al Brescia grazie agli osservatori del club, su tutti Maurizio Micheli. All’epoca, il club aveva una grande attenzione su questa tipologia di mercato. Arrivavano calciatori proprio da quella parte d’Europa”

C’era una giocata di Hamsik che le fece pensare, in chiave futura, di un potenziale top per la società Brescia?

“Per la sua costituzione fisica era uno esplosivo, nei primi cinque passi aveva un’esplosività incredibile. Lui partiva palla al piede, saltava il primo uomo in dribbling poi o calciava o ti faceva un filtrante di qualità per il compagno”.

Si diceva all’epoca che fosse un giovane vecchio per la sua mentalità

“Era un ragazzino che non si metteva in evidenza perché parlava più degli altri. Era taciturno, non conosceva bene la lingua, capivi di avere un ragazzo intelligente dai gesti che faceva così come la grande educazione. Probabilmente tutto questo era frutto anche della disciplina che ha avuto in famiglia. Credo che queste due cose siano le caratteristiche che l’abbiano poi contraddistinto in tutta la sua carriera”

Un giocatore che le ricordava Hamsik

“Marek, con un’altra testa, era un Berti del periodo Parma-Inter. Un giocatore che sapeva rompere alcuni momenti statici della gara con delle accelerazioni incredibili”

Cosa pensò davanti alla tv guardandolo eguagliare e poi superare Diego come gol?

“Marek si è conquistato tutto sul campo grazie alla capacità tecnica che la madre natura gli ha messo, aveva una sensibilità di piede. Parliamo di una persona dalla grande serietà. Ha sempre messo davanti il lavoro su se stesso per migliorarsi e migliorare poi la squadra. Si è tolto delle grandi soddisfazioni”.

Il suo messaggio a Marek

“Gli dico di essere sempre quello che è stato da calciatore anche nella vita futura. Non ho alcun dubbio su questo perché è un ragazzo intelligente che sa adoperare i doni che gli ha dato madre natura”

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