Carlo Pallavicino ha rilasciato alcune dichiarazioni a Calciomercato.com
Come un tradimento. Immagino che qualche volta anche lei si è sentito tradito… “All’epoca il rapporto con i calciatori era vissuto non dico come un fidanzamento ma quasi. Li prendevi da ragazzini e li portavi a fine carriera. Ma volte i fidanzamenti possono anche concludersi in maniera cruenta. Adesso che sono passati 25 anni mi fa anche una certa tenerezza ricordare la sofferenza che provai quando Benito Carbone mi lasciò. Lo presi nelle giovanili del Torino, un piccolo fuoriclasse. Stavamo costruendo insieme un bel percorso, immedesimazione totale con la sua carriera, Reggina, Casertana, Under 21, Torino, infine Napoli, dove era andato via Zola e lui si apprestava a diventare il nuovo numero 10. Li accadde una cosa clamorosa: comprò una macchina e prima ancora di fare l’assicurazione gliela rubarono. Arrivò negli spogliatoi a Soccavo disperato e lì trovò Cannavaro e Taglialatela che gli dissero di calmarsi e che avrebbero provato a sentire il loro procuratore, napoletano, che avrebbe provato a dargli una mano. In effetti l’auto fu ritrovata ma il pegno fu che dovette cambiare agente. Praticamente mi svendette per una macchina. La presi malissimo, non avevo ancora 30 anni, ero un ragazzo ingenuo e non gli parlai per tanto tempo. Lui poi capì di aver fatto una cosa non troppo elegante e tornò col nostro gruppo, da quel momento in poi lo seguì Branchini e ebbe una bellissima carriera andando all’Inter e poi anche in Inghilterra”.