Ultimissime calcio Napoli - Vi proponiamo come di consueto l'editoriale di Maurizio Crosetti per l'edizione odierna di Repubblica:
"La prima notte degli esami è una maturità bislacca che promuove il Napoli ai rigori. Troppo pallida la Juventus, quasi irriconoscibile, dopo la Supercoppa se ne va anche la Coppa Italia: spenti i giocatori compreso Ronaldo, lentissimo e involuto il gioco. Un brutto segnale.
Notte più virtuale che virtuosa con gli omini finti disegnati dal computer in tribuna, finte le bandiere.
Virtuale anche la premiazione self-service, bel gesto però di Andrea Agnelli che premia il Napoli. Poi le nuove statistiche, il "virtual coach" in sovrimpressione come un elettrocardiogramma, tutto abbastanza incomprensibile e inutile. Anche troppo comprensibili le voci di panchine e portieri, eccessivo il volume ai limiti dell’inquinamento acustico.
La curiosità: Buffon non sta zitto un attimo, è un flusso di coscienza. Ma per il campionato è opportuno un ripensamento, abbassate le voci e fateci sentire il bel tonfo del pallone.
Lungamente virtuali anche i centravanti, nessuno di ruolo in campo fino all’arrivo di Milik, in quella che era una finale travestita da allenamento o viceversa. E virtuale, infine, la Juve. È tutto abbastanza sfasato, si gioca sottoritmo e sarà così per un paio di settimane.
Meglio non essere pretenziosi: nessun atleta può stare fermo per cento giorni e non pagare dazio. Le squadre sono come le tacche della batteria del cellulare, si scaricano in fretta e c’è poco campo. La prima mezz’ora è stata di dominio territoriale juventino, il Napoli poi è stato più pericoloso finché si è scivolati un po’ nel caso, rari i disegni nitidi anche da parte dei più bravi. Ancora non sono davvero tra noi.
La finale più strana di tutti i tempi ci porta in un tempo nuovo e sospeso, giocare così è un compromesso ma non giocare per niente sarebbe una sconfitta, oltre che una rovina finanziaria. Non possiamo ancora chiedere calcio vero a nessuno, questa è una terra di mezzo dove si rischiano muscoli e tendini, senza quella grammatica dei gesti e dei riti che dà sostanza allo sport. È una specie di pre-campionato fuori stagione. Ci si adatta e si aspetta, e comunque niente potrà mai essere peggio di quei tre mesi di vuoto.