Ultimissime Calcio Napoli- A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Accardi, agente FIFA. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Partiamo dal “caso Osimhen”: la clausola rescissoria di un calciatore deve essere pagata in un’unica soluzione oppure può essere dilazionata?
“Se la paghi in tre o quattro tranche, non stai attivando la clausola, ma stai semplicemente trovando un accordo con il club che detiene il cartellino del calciatore.
La clausola risolutoria prevede un accordo tra calciatore e società, ma nel momento in cui il giocatore firma con un altro club, quell’accordo è a parte. Non c’entra nulla con la clausola.”
Quindi, se un club propone di pagare in più tranche, il club proprietario può opporsi?
“Certo che può opporsi. Se non si trova un accordo per attivare quella clausola, il club può tranquillamente dire no. Deve esserci sempre un’intesa tra le parti. Se non c’è, bisogna crearne una nuova con presupposti diversi. Finché non si ratificano nuovi termini, il club ha tutto il diritto di rifiutare.”
Nel caso specifico, quindi, Osimhen può andare al Galatasaray solo se il Napoli accetta la proposta di pagamento dilazionato?
“Ovviamente sì. Se porto 75 milioni in contanti, prendo il giocatore e il Napoli non può opporsi. Ma se porto solo 15 milioni, quella non è una clausola: è un’altra trattativa. La clausola vale solo se versi l’intera cifra. Il giocatore, presentandosi con 75 milioni cash, ha diritto a risolvere il contratto. Se vuoi rinegoziare, devi ratificare un nuovo accordo. Se non lo fai, i 75 milioni vanno pagati subito, tutti insieme.”
Parliamo di Lazio. Il club sembra fermo, senza slanci di mercato. Quale può essere la via d’uscita?
“Ormai ci siamo abituati a sorprenderci. Lotito, prima di buttare soldi, ci pensa cento volte. Da un certo punto di vista fa anche bene: guarda quante società italiane sono in difficoltà, fanno salti mortali per restare a galla. Da lui mi aspetto che, al momento giusto, sappia muoversi bene. In Italia amplifichiamo tutto, ma Sarri lo conoscete: non si muove senza garanzie. Non è uno che pretende nomi altisonanti. Se gli dai un gruppo serio, lui ci lavora e ottiene il massimo. Per questo sono convinto che farà un buon lavoro.”
Allargando lo sguardo al sistema calcio italiano, che quadro ne viene fuori?
“È meglio non parlarne, sennò ci mettiamo a piangere. Vedo sempre meno competenza, sempre meno capacità di creare una filiera dai settori giovanili fino alla prima squadra. Non abbiamo più campioni italiani. Ma il peggio è che non arrivano più nemmeno i grandi stranieri, a meno che non siano a fine carriera Una volta avevamo il campionato più bello del mondo. Oggi siamo in declino, e non solo per cattiva gestione economica.
L’altro giorno ho visto le immagini del funerale di Diogo Jota: stadio pieno, tifosi commossi, tutti con la maglia. Quella è passione. Qui, invece, si è persa. Oggi viviamo di polemiche e lamentele. Siamo diventati come la politica italiana: ogni cosa è un problema. I casi Salernitana e Brescia dovrebbero far riflettere. Non puoi accorgerti a fine maggio che certi parametri erano sballati. E ancora più grave è che nessuno si fosse accorto, mesi prima, che certe società erano praticamente fallite, reggendosi su crediti d’imposta. Se ti accorgi di tutto solo a giochi fatti, è normale perdere credibilità. E la gente si allontana dal calcio.”
Alla luce di tutto ciò, si può dire che la Serie A stia diventando un “cimitero degli elefanti”? Un giocatore come De Bruyne può ancora fare la differenza?
“Secondo me sì, De Bruyne può ancora fare la differenza. Come Modric, che al Milan potrebbe fare bene. Ma il problema è un altro: per avere questi giocatori, dobbiamo aspettare che arrivino a fine carriera. Un tempo portavamo in Italia Maradona da giovane, quando era il più forte al mondo. Oggi, invece, i nostri migliori vanno in Arabia, in Canada, altrove. E non è solo per i soldi: è questione di appeal, che abbiamo perso.
Dobbiamo riguadagnarlo. E soprattutto dobbiamo recuperare credibilità. Se abbiamo avuto in passato campioni come Baggio, Maldini, Del Piero e oggi nessuno di loro è coinvolto nel sistema, qualcosa non torna.”
A proposito di Baggio: che idea si è fatto della sua esclusione dalla Federazione, nonostante un progetto presentato anni fa?
“Ho letto quell’articolo. Baggio aveva scritto un progetto di 800 pagine, voleva contribuire davvero. Ma è stato ignorato.
Il problema è che Roberto è una persona perbene. E le persone perbene, nei giochi politici, danno fastidio. Probabilmente avrebbe ostacolato meccanismi poco chiari. Se continuiamo a escludere gente come lui, allora non possiamo lamentarci se il sistema non funziona.”