Napoli Calcio - «Se è vero che sono più forte di lui? Jorginho ha sempre voglia di scherzare: la verità è che lui è nato con un talento e che il calcio nella mia famiglia è sempre stato importante. Ancora oggi gioco a pallone con le mie amiche e un po’ di quello che ho potuto trasmettergli gliel’ho trasmesso con passione. Dopo aver alzato la Coppa mi ha chiamato e mi ha detto: “Mamma, questa vittoria è nostra, non solo mia. È nostra, perché tutto quello che abbiamo vissuto, lo abbiamo vissuto assieme”». Maria Tereza Freitas è la mamma di Jorginho, quella che palleggia con lui senza far cadere mai il pallone a terra (vedere i video su Youtube per credere), quella che gli ha dato i primi attrezzi del mestiere, che oggi l’architetto azzurro ha imparato a usare come pochi altri. Il bicampione d’Europa, con il Chelsea e con la Nazionale, è diventato Jorginho sulla spiaggia di Imbituba, stato di Santa Catarina, a sud del Brasile. Queste le sue parole al Corriere della Sera:
«Me lo portavo dietro alle partite e poi ci allenavamo sulla spiaggia da soli, da quando aveva quattro anni: era molto piccolo e non aveva il controllo del pallone, che gli scappava dal piede. Volevo che si allenasse su quello, per dominare la palla, che è il centro di tutto. Lo facevamo sempre, poi si giocava e si scherzava, ma quelle sessioni “tecniche” sono servite. Lui ci ha messo il resto, come il carattere, sempre positivo, che è stato fondamentale per superare tante difficoltà che abbiamo attraversato, a partire da quelle economiche».
Il Brasile che ha perso la Coppa America con l’Argentina si sarà pentito?
«Credo che non lo diranno mai, ma penso di sì, perché lui sarebbe stato molto utile alla Seleçao. Ma quando l’Italia ha chiamato, lui ha parlato con la Federazione brasiliana, che gli ha detto di aspettare. Così ha scelto la maglia azzurra, senza mai pentirsi, anzi amandola sempre di più: quando vedo come canta l’inno, con il cuore, penso ai dieci anni che ha vissuto lì. A Verona, che gli ha segnato la vita e a Napoli: l’Italia rappresenta tantissimo per noi».
Jorginho, scoperto da Mauro Gibellini, è arrivato ragazzino in Veneto, proprio la regione da cui è partito nel 1896 il trisavolo (per parte di padre, di cognome Frello), che lasciò Lusiana Conco in provincia di Vicenza:
«È arrivato senza soldi, con persone che non conosceva ma che l’hanno aiutato. Non ha mai perso la speranza di diventare un grande giocatore ed è rimasto sempre focalizzato sull’obiettivo: per me è un campione anche nella vita perché aiuta tantissime persone, ha un cuore d’oro. E questo mi rende ancora più orgogliosa».
Maria Tereza si commuove solo quando parla del rigore decisivo alla Spagna, che ha dato all’Italia il lasciapassare per la finale. Contro gli inglesi, lo specialista Jorginho invece ha sbagliato:
«Un misto di emozioni incredibili. Contro la Spagna ho pianto molto e mi emoziono a pensarci. Quel rigore sbagliato domenica ha aumentato la sofferenza, ma è durata un attimo: l’Italia è una squadra unitissima e si diverte, mio figlio me lo ha ripetuto tante volte».