Giuntoli si racconta: "Napoli occasione unica, non potevo dire di no. Carpi? Bonacini non mi chiese neanche la penale! Da Castori al mercato, in biancorosso una storia incredibile"

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Cristiano GiuntoliCristiano Giuntoli

Dal Carpi al Napoli, Cristiano Giuntoli si racconta: dall'approdo al Napoli al suo passato al Carpi. Il re del calciomercato del Napoli a Il Resto del Carlino

Ultime Napoli calcio. Cristiano Giuntoli, direttore sportivo del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Resto del Carlino, ripercorrendo la sua carriera: 

SSC Napoli, Giuntoli si racconta

Sull'esperienza di Carpi
«A me sembra l' altro ieri. In mattinata ho ricevuto i messaggi e le foto di tanti di quel gruppo di 'matti', Castori, Canepa, il patron e il presidente. Un po' di emozione c' è ancora, lo ammetto, a ripensare ad allora. E' stata una storia incredibile. Per come abbiamo costruito la squadra è come se uno va a fare la spesa e prende del pane, ma nel sacchetto trova 15mila euro in contanti. Ho reso l' idea?».

Una squadra costruita con sagacia 
«Penso che quel gruppo assemblato e fatto crescere in casa con la maglia del Carpi sia valso sul mercato 70/80 milioni di euro. Io vado indietro, penso a Sportiello e Laurini, a Memushaj che presi per 5 mila euro quando era all' Aosta. Gagliolo che lo vidi per caso mentre andavo a vedere Kabine. Inglese che ora vale 25 milioni, ma potrei andare avanti un' ora».

Come si arrivò in quell' estate del 2014 a Castori? 
«La verità è che io e la società avremmo voluto tenere Pillon. I ragazzi gli volevano bene ma avevamo una rosa adatta al contropiede, con la palla verticale. In mezzo solo Bianco sapeva giocare palla, gli altri erano tutti molto fisici, forti nell' uno contro uno, ma non bravi nelle scelte. Gente istintiva che non andava bene con il gioco di Pillon. Così scelsi Castori».

La svolta quale fu? 
«Decidere di rinunciare ai soldi del minutaggio. Tutti volevano i '93 perché facevano al 100% minutaggio e ti portavano soldi. Il problema è che costavano una follia, l' Inter per un portiere del '93 mi chiese 250mila euro. Così decidemmo di rinunciare a quell' introito ma aspettando l' ultimo giorno di mercato andai sui '92, che nessuno voleva perché non portavano soldi. Presi Struna e mi regalarono Embalo, ma anche Gatto e Suagher. Poi toccò al portiere».

Quello fu un super colpo. 
«Venni via da Livorno, dove avevamo giocato la prima gara, e alle 4 di notte arrivai a Milano per l' ultimo giorno di mercato. Avevo l' accordo con Belec che però scelse la Turchia. Per non restare a piedi fermai sia Gabriel che Kelava, meglio due che nessuno. Con 40 mila euro, grazie a Beppe Riso, ne presi due che avevano ingaggi da 600mila euro. Diciamo che andò bene».

Quando si accorse che era l' anno della A. 
«Le due vittorie con Vicenza e Bologna al ritorno, senza Mbakogu, ci diedero il via libera. Era una squadra fisicamente devastante. In B l' ultima mezz' ora si gioca solo a pallonate e con i chili e i centimetri che avevamo noi non prendevamo mai gol».

Poi a giugno lei andò via 
«Non potevo dire di no al Napoli. Bonacini fu eccezionale, non mi chiese nemmeno la penale che era prevista a contratto. Ci rimase subito male ma dopo capì, fra di noi è rimasta una profonda stima e amicizia, gli voglio bene».

Segue il Carpi anche in C? 
«Certo, sta facendo una grande stagione. Stefanelli e Riolfo sono due scelte azzeccate, di quelle che solo Bonacini sa fare».

Cristiano Giuntoli e Fabrizio Castori
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