Notizie coronavirus - Emergenza in Italia, il professor Gianni Rezza fa il punto della situazione. Epidemiologo e direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, l'esperto ha fatto il punto della situazione ai microfoni de La Repubblica:
A distanza di due mesi, sebbene non sia ancora finita, la situazione è decisamente migliorata in vista della fase 2: "Lo dicono tutti gli indicatori: diminuiscono i nuovi casi, c’è meno pressione sugli ospedali e il famoso R0, l’indice di contagio, che nelle prime fasi dell’epidemia era superiore a 3 (ogni infetto contagiava in media più di tre persone, ndr) oggi è di poco inferiore a uno".
Il bilancio totale, tuttavia, è di 180 mila contagiati e 23 mila morti. Statistiche che fanno dell'Italia uno dei Paesi più colpiti: "Sfortuna ha voluto che l’epidemia esplodesse nella fase di picco influenzale: chi aveva il virus ma con sintomi lievi è stato scambiato per un malato d’influenza, solo i casi più gravi hanno fatto scattare l’allarme". Anche questo, secondo il medico, ha fortemente contribuito nell'espansione dell'infezione da Covid-19.
Secondo Rezza, è stato il lockdown a proteggere il Centro-sud e far sì che la situazione non degenerasse. Inoltre: "Ha fatto scendere la trasmissione del virus anche al Nord. Se oggi l’Italia sta meglio è proprio per queste misure adottate. Certo, ci sono state falle: i focolai familiari, ma soprattutto quelli scoppiati negli ospedali e nelle Rsa con un altissimo tributo di morti, anche tra i medici".
Ora c'è da stringere i denti in vista della fase 2: "E' giusto voler tornare alla normalità, soprattutto per chi sta soffrendo economicamente. Però è anche giusto continuare a essere preoccupati. Abbiamo fatto molti progressi, abbiamo più posti nelle terapie intensive, si fanno più tamponi, ma d’ora in poi occorre agire sul territorio per identificare tempestivamente qualsiasi focolaio, perché il virus continuerà a circolare".
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