Beppe Galli, presidente dell’Aiacs, l’Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società , ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport.
«Ci piacerebbe sapere come mai nell’aprile 2015 la Fifa stessa ha deciso per la deregulation della nostra categoria, abolendo l’obbligo dell’esame per l’accesso alla professione. I lettori non sanno che gli stakeholders del calcio (Fifpro e rappresentanti dei club, ndr) che ora si lamentano del sistema e fanno le vittime, hanno votato all’unanimitĂ per la cosiddetta deregulation. Inoltre è passata l’abolizione del TPO (Third Party Ownership, ovvero la proprietĂ di una percentuale del cartellino da parte di una societĂ privata, ndr) che invece sopravvive, ma in maniera selvaggia. Ben venga una riforma condivisa e non da regime totalitario. Una riforma della quale nessuno avrĂ la certezza che non possa essere bloccata e cancellata da un qualsiasi tribunale mondiale».Â
 Cosa vi disturba maggiormente tra i cambiamenti ipotizzati? Il fatto che un agente potrĂ lavorare solo per una delle parti in causa (giocatore o una delle societĂ )? Il limite imposto alle commissioni o l’obbligo di inserire tutte le procure tramite la Camera di Compensazione?Â
«Ci disturba che non sia una riforma condivisa. Gli agenti non hanno rifiutato nulla a priori, ma hanno solo chiesto che la riforma rispettasse la realtà della professione. Il Coni, la Figc e il governo hanno potuto verificare la nostra buona volontà . L’Efaa (Associazione europea degli agenti) aveva chiesto alla Fifa che tutte le cifre delle transazioni fossero pubbliche, ma il suggerimento non è stato recepito. L’Aiacs-Assoagenti ha chiesto in primis la trasparenza sia al Coni, sia alla Figc, nonché in occasione delle audizioni in Commissione Cultura della Camera dei Deputati e del Senato, nelle fasi preliminari alla stesura della normativa di riforma dello sport»