Albarella: "Vi spiego perché Spalletti ha concesso due giorni di riposo alla squadra"

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Parla Eugenio Albarella, noto preparatore atletico

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio, è intervenuto Eugenio Albarella, noto preparatore atletico.

Ecco le sue dichiarazioni: "48 ore di riposo date da Spalletti? L’obiettivo per gli staff, avendo l’unica finestra dopo circa 3 mesi di full immersion, è quello di rigenerare la squadra. Non tanto sotto l’aspetto fisico, quanto quello nervoso: perciò Spalletti ha dato due giorni di riposto, per staccare un attimo. Alla ripresa, in questi 5 giorni di preparazione per la partita con la Roma, l’obiettivo sarà oliare l’organizzazione tattica della squadra lavorando sui particolari e le personalizzazioni delle esigenze dei singoli atleti per rimettere nuovamente le gocce di olio -utilizzando eufemismi per spiegarmi bene- ognuno nel proprio ingranaggio. Non bisogna aspettarsi di ricaricare la squadra, anche perché non c’è tempo utile. È un lavoro finalizzato al recupero nervoso della squadra.

Elongazione di Anguissa? Quello che so è quanto ci arriva dalla società. Io faccio spesso l’esempio della molla: il muscolo è una molla, ha una sua resistenza a deformarsi ed una sua elasticità. Queste deformazioni meccaniche possono portare a superare dei limiti di stress che possono, di conseguenza, allungare in forma non naturale la fibra o addirittura superando di molto quello che è lo stato di rottura una percentuale di rotture di fibre ed in funzione di quella si dà una classificazione. In questo caso, si è superato solamente uno stato fisiologico di accorciamento e allungamento della fibra, ma non c’è rottura. I protocolli parlano di 1-2 settimane. Anche lo stiramento, parlando in terminologie tecniche, ha una sua gradazione, ci possono essere di 1° e 2° grado in funzione all’interessamento della quantità di fibre ed eventualmente di rottura. Quello di Immobile è un infortunio da lunghi tempi, immagino, facendo riferimento alle informazioni che ci giungono. Credo rientrerà a disposizione per il prossimo anno.

Cosa vuol dire quando ‘pizzica la gamba’? È una sensazione che dà l’atleta. Non vuol dire nulla rispetto a quello che succede biomeccanicamente parlando. Sta allo staff sanitario, prima in un’analisi clinica e poi eventualmente diagnostica, a verificare quella che è la sensazione descrittiva da parte dell’atleta.

Nel calcio di oggi non hai tempo a disposizione, le squadre affrontano periodi di full immersion. A livello fisiologico, l’allenamento non è finalizzato a migliorare la prestazione perché già la gara ti allena, ma devi curare gli aspetti di recupero sia a livello energetico, ma soprattutto gli aspetti mentali e nervosi.

Turnover scientifici in base al minutaggio? È sempre stato su “base scientifica”. Il ritmo gara è differente dall’aspetto condizionale che è legato a quelle che sono le prestazioni di resistenza, velocità, forza e sono parametri al di là dei dispendi energetici specifici del gioco di squadra. Dare continuità ad inizio stagione fa sì che l’atleta, e di conseguenza la squadra, possa trovare un’ergonometria a livello di prestazione. Quando questi numeri si superano, diventa molto importante monitorare, grazie anche alla tecnologia, l’indice di rischio incrociando i dati di volume a quelli che possono essere anche quelli tecnico-tattici e con la tecnologia che ci viene incontro può venirci incontro avvisando di far attenzione ai cali standard di un atleta. Il bioritmo è una delle componenti che ti dà l’indice di rischio, ancor più quando hai a che fare con atleti di top club che giocano a latitudini diverse, orari diversi, influenzando moltissimo gli indici di recupero.

L’idea tattica può influenzare la tenuta atletica? Ha correlazione quando non si può prendere in assoluto i dati di volume per misurare la prestazione di una squadra di calcio perché, essendo un gioco legato a più componenti, per dare un indice di prestazione è data da un insieme di cose. Spesso e volentieri, si vede che le squadre che fanno un calcio propositivo come quello del Napoli o difensivo sono correlati ad avere dati di volume e quindi fisici migliori degli altri, anzi. Oggi si parla di ergonometria della prestazione e quindi cercare di ottimizzare il costo energetico e di conseguenza organizzare al meglio quello che è l’indice di prestazione.

Serbatoio del Napoli? Dico sempre che preferisco giocare partite sulla carta importanti dopo aver giocato in settimana, proprio perché ti porta a tenere alta l’attenzione. Inconsciamente ho avuto la sensazione che l’approccio alla partita contro il Bologna non è stato in forma ottimale, anche se, per inerzia, il Napoli ha una prestazione ottimale. Tuttavia, mi è sembrato quasi che il gatto giocasse con il topo, oltre la prima mezz’ora. Contro una grande squadra ci arrivi con una cattiveria agonistica diversa. Il Napoli a livello di condizione è in uno stato ottimale ed essendo una squadra giovane, non è una squadra che si spreca più di tanto, ha mediamente dei valori di metà classifica proprio perché l’idea di gioco, la fluidità hanno fatto sì che questa squadra possa viaggiare a filo di gas ed ottimizzare il costo energetico. Questo è un mio mantra nel cercare di spiegare che i test, soprattutto nei giochi di squadra, sono parametri che ci danno informazioni della macchina, ma non misure di miglioramento o peggioramento dell’atleta. Il calciatore è un atleta anomalo che fa uno sport che non è lineare, ma aciclico. Quindi, i test servono, ma non devono essere considerati come parametro.

Se l’esperienza di Spalletti in Russia ‘avvantaggia’ questo Napoli? Sicuramente le esperienze internazionali arricchiscono i bagagli di tutti. Io ho avuto la possibilità di girare il mondo ed acquisire esperienze, sono certo che anche per Spalletti sia così.

Il cosiddetto lavoro a secco funziona davvero? Sicuramente ancora di più oggi l’idea di pensare che si possa lavorare per trovarsi domani un serbatoio pieno fisiologicamente non ha nessuna base scientifica, ancor di più quando non si ha la possibilità di dare continuità negli allenamenti. Tant’è vero che oggi, i metodologi stanno partendo da quella che è la realtà che ci circonda. Il calcio è completamente cambiato e non si ha tempo per poter incidere, quindi il modello prestativo è per ottimizzare quel poco tempo a disposizione".

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