Babù: "Verona tosto, Insigne condizionato. In Italia grazie a Zeman e Cafù, vi racconto la lite con Siviglia e un retroscena con Corvino" | ESCLUSIVA

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Babù: Verona tosto, Insigne condizionato. In Italia grazie a Zeman e Cafù, vi racconto la lite con Siviglia e un retroscena con Corvino | ESCLUSIVA

Ultime calcio, Napoli-Hellas Verona: Anderson Rodney de Oliveira noto come Babù racconta la sua carriera e la gara degli azzurri a Verona

Brasiliano di nascita ma cresciuto calcisticamente in Italia. Anderson Rodney de Oliveira noto a tutti con il nome di Babù, è nato a San Paolo ma ha vissuto quasi integralmente la sua carriera calcistica in Italia.

Scoperto e voluto fortemente da Zdenek Zeman agli albori degli anni 2000, Babù ha fatto il suo esordio nel calcio italiano a Salerno prima di incrociare nuovamente il suo mentore a Lecce. La redazione di CalcioNapoli24 l'ha raggiunto in esclusiva e queste sono le sue dichiarazioni:

Babù racconta la sua carriera

Sei stato un pupillo di Zeman, ci spieghi come ti ha scoperto? E' stato il tuo padre calcistico...

Zeman è il mio padre calcistico. Sono venuto in Italia per fare alcune amichevoli organizzate da Cafù, avevamo lo stesso procuratore. Furono radunati alcuni ragazzi per farci conoscere.

Cafù giocava nella Roma, era il 2001. Furono invitati alcuni procuratori e allenatori, tra cui Zeman che mi scelse. Andò in B, alla Salernitana, e chiese a Cafù se potessi aggregarmi per la preparazione. Da lì è cominciato tutto".

 Anderson Rodney de Oliveira Babù Lecce

Quanto hanno pesato gli infortuni nella tua carriera? Sono un rimpianto per non essere riuscito ad esprimerti al meglio?

Sono un rimpianto, è vero. Non mi piace mai dare la colpa a qualcosa o piangermi addosso su certe situazioni della mia carriera, ma devo ammettere che è così.

A Salerno mi ruppi malleolo e perone, restando 7 mesi fermo, dopo aver 5 partite e ottenuto 5 vittorie. Avevo 19 anni, è stata una dura risalita: non parlavo bene l'italiano ed è stato tutto più difficile anche perchè mia mamma non poteva essere presente.

Andai, poi, a Venezia, anche perchè grazie a Zeman mi ero messo in mostra. Il tecnico  boemo andò a Lecce e io andai con lui.

I primi 6 mesi andò tutto alla grande: ero in squadra con con Vucinic Bojinov, Milanovic e Pinardi, ma riuscivo ad avere molto spazio. Successivamente mi ruppi il crociato del ginocchio sinistro contro l'Atalanta di Montolivo.

Mentre facevo riabilitazione a Villa Staurt, mi chiamò il direttore Corvino che voleva portarmi a Firenze, ma il mio rientro si allungò, tornando in campo solo dopo un anno dal mio infortunio e la trattativa saltò. Un vero peccato".

A Lecce si ricordano in maniera indelebile la tua doppietta all’Olimpico di Roma in quel famoso Lazio-Lecce 3-3 ma anche per un litigio con Siviglia, cosa accadde?

“Due episodi in due anni di fila. Ricordo di aver subito un fallo da dietro molto duro e la foga del momento mi portò a scontrarmi con Siviglia che mi ripeteva di alzarmi. Da lì scattò un battibecco, cosa da campo. Poi ci siamo salutati più volte, anche sui social".

Babù Siviglia Lazio Lecce

E quel passaggio alla Roma che poi ti girò in Portogallo nel 2013? Il tutto durò solo 2 giorni, c'era Sabatini come DS, ti sentisti un po' usato?

“Fu un passaggio veloce. Dovevo andare in Portogallo, lì c'era un dirigente molto amico del mio procuratore. Andai al Benfica B, il tutto agevolò la Roma che riusciì a liberare il posto da extracomunitario per Gervinho.

Era già tutto programmato, le società erano amiche. E' stata un'opportunità per farmi tornare in un campionato diverso. Non mi sono sentito usato, la presi come un'opportunità".

Hai giocato anche con Mascara a Catania?

“Un ragazzo molto serio, a Catania era capitano. Era con me anche a Salerno nei primi sei mesi.

Scherza poco sul lavoro, fa battute si ma sapeva restare molto concentrato. Non un gran fisico ma dava fastidio alle difese. Aveva molta qualità, un esempio per tutti".

Hai vestito la maglia dell'Hellas Verona. Con il Napoli non corre buon sangue, tu come ti sei trovato in quel periodo?

Sono stato bene. All'inizio ero un po' titubante perchè c'era qualche episodio non piacevole che riguardava il razzismo. Ventura, che era sulla panchina in quella stagione, mi chiamò personalmente.

Gli spiegai quelle che potevano essere le mie problematiche ma lui mi tranquillizzò e mi convinse ad andare. Era la stagione della B come la A con Napoli, Juventus e Genoa che furono promosse mentre noi, cosa incredibile, retrocedemmo con 46 punti".

Babù Hellas Verona

Babù sulla corsa scudetto in serie A

Come la vedi la corsa scudetto? La sconfitta con il Milan complica la corsa per il Napoli?

“Un peccato, lo scontro diretto in casa perso era importante per la classifiica e per il morale. Si dovranno giocare ancora tante partite fino alla fine e il Napoli è ben organizzato, con un ottimo allenatore e un buon gruppo.

Lotta, però, con squadre strutturate altrettanto bene come Inter e Milan. Anche alla Juve va fatta attenzione, come organico è la più forte. Poi è arrivato Vlahovic che è l'attaccante più completo oggi in Italia".

Come vedi Insigne? Forse inconsciamente pesa il suo addio anticipato

"Vedo Insigne un po' sottotono, incosciamente il suo addio anticipato pesa. Nessuno vuole giocare male, tutti si allenano al massimo però poi arrivano i fischi dei tifosi all'errore e si comincia a perdere l'entusiasmo e la lucidità.

Un peccato perderlo così presto, è tra gli esterni più forti del campionato italiano. Sempre ordinato, messo bene in campo, ma in quel ruolo, che ho ricoperto anche io per tanti anni, devi essere sempre al massimo. Non puoi fare il compitino, non basta".

Verona è stata fatale per la Champions League lo scorso anno, cosa accadrà domenica?

“L'Hellas Verona è una squadra tosta, fastidiosa. Ha Simeone e Caprari davanti che sono molto forti. Ordinati, corrono tutta la partita, sarà difficile per il Napoli ma se gioca come sa fare allora farà suoi i tre punti.

Al Bentegodi si gioca sempre anche contro l'entusiasmo dei tifosi di casa ma gli azzurri restano i favoriti".

Sei un napoletano d'adozione, hai giocato tanto qui in Campania e tua moglie è di Napoli. Ma l'esperienza all'AfroNapoli com'è stata? Ce la racconti?

“Parliamo di dilettantismo, cambia tutto. Il mio ex procuratore Fusco mi diceva che non era il mio mondo. Ben organizzati, anche lì mi sono divertito, trasferendo ai giovani la mia esperienza.

E' stata un'esperienza simpatica. Società organizzata, molto seria. Sono stato bene, un altro mondo rispetto al calcio professionistico, ma bella esperienza. Mi sono divertito lo stesso".

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