Notizie Napoli calcio. Siamo arrivati al giro di boa del campionato del Napoli e già tanto è successo in questa prima metà stagione. Dalla partenza a razzo fino agli infortuni, concludendo con le debacle interne con Empoli e Spezia che hanno smorzato l'entusiasmo in casa partenopea. Il lavoro di Spalletti è sotto gli occhi di tutti, ma c'è ancora diversa strada da fare prima di parlare di un Napoli definitivamente maturo e completo.
Fare paragoni nel mondo del calcio lascia spesso il tempo che trova, perchè diversi sono i fattori che decidono ogni singola stagione. Dunque dire "chi è più bravo o meno bravo" è spesso un gioco inutile e dannoso: i dati e le statistiche, invece, possono facilitare la comprensione di quali e come siano i problemi che questo Napoli sta cercando di superare e di migliorare rispetto al recente passato.
Partiamo dal dato più significativo: la squadra di Spalletti, a metà campionato, conta +5 punti rispetto a quella allenata un anno fa da Gattuso: 39 punti per il tecnico di Certaldo, frutto di 13 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, contro i 34 dell' ex Milan (11 vittorie, 1 pareggio e 7 sconfitte). Dal punto di vista della differenza reti, invece, la squadra di quest'anno ha segnato 35 e ne ha subiti 14 (miglior difesa), contro i 42 fatti ed i 21 subiti della gestione Gattuso.
Numeri che aiutano a capire anche il cambio di filosofia in atto tra i due allenatori, con Spalletti che da quando è approdato all'ombra del Vesuvio ha martellato sull'aspetto difensivo.
Il discorso della comparazione tra Spalletti e Gattuso può poi essere allargato all'Europa League, dove entrambi hanno centrato il passaggio alla fase ad eliminazione diretta (con annesso cambiamento del format): quest'anno il Napoli è arrivato secondo nel girone (più complicato con Leicester, Spartak e Legia), mentre l'anno passato giunse primo (con Az, Real Sociedad e Rijeka). La squadra di Gattuso fu poi eliminata dal Granada, avversario sicuramente più abbordabile rispetto al Barcellona che gli azzurri affronteranno a febbraio nei sedicesimi di finale.
Ciò che accomuna maggiormente le due annate, purtroppo, sono gli infortuni, che hanno avuto come inevitabile conseguenza quello di un calo di rendimento. Dopo un avvio super in questa stagione, le indisponibilità hanno fatto calare verso il basso la media punti della squadra (passata da 2,82 nelle prime undici giornate ad un totale di 2.05 alla 19^): discorso simile anche con Gattuso che all'undicesima giornata vantava una media punti di 2,18 a partita, poi crollata al giro di boa a 1,79 complici soprattutto gli infortuni.
Entrambi gli allenatori hanno infatti dovuto far fronte a diverse emergenze che hanno e stanno inevitabilmente condizionando il cammino. Lo scorso anno Gattuso dovette affrontare gran parte della sua avventura senza l'attacco titolare, con Osimhen prima e Mertens poi ai box: situazione che quest'anno, con una Coppa d'Africa in più, si è ulteriormente complicata se oltre all'assenza del nigeriano consideriamo anche quelle dei vari Insigne, Fabian, Lobotka, Anguissa eccetera. Entrambi inoltre hanno avuto fuori causa per diverso tempo Kalidou Koulibaly, che in più di un'occasione ha subìto ricadute muscolari.
Da aggiungere, inoltre, quelle che sono poi le lacune di una rosa che da anni non è stata del tutto puntellata specialmente nel reparto della corsia difensiva mancina. Proprio quest'ultimo punto, spera Spalletti, possa cambiare nel mercato di gennaio dove il Napoli è chiamato ad un doppio acquisto proprio sull'out di sinistra ed al centro della difesa dopo la fuga di Manolas.
Al netto di risultati differenti e di problematiche comuni, ciò che balza agli occhi più di tutto è una gestione della rosa estremamente differente tra i due tecnici: al netto degli infortuni, già da questa prima metà di stagione si evince come Spalletti riesca ad utilizzare a pieno il roster nella sua interezza. Alcuni giocatori, come Elmas e Lobotka (senza considerare i vari Malcuit e Ounas che furono mandati in prestito) hanno avuto un exploit rispetto alla gestione Gattuso.
Da oggetti misteriosi a perni per l'equilibrio di squadra: basti pensare che il macedone in tutta la scorsa stagione ha collezionato 1270' in 44 gare totali, contro gli attuali 1336' (con 6 gol) in 25 gare. Discorso simile anche per Lobotka (già a 724' contro i 527' del 20/21) e per Rrahmani (passato da 1449' in 20 gare stagionali a 1776' in già 22 presenze).
E' proprio questa la grande differenza che si evince in questo primo scorcio di stagione (oltre ad una filosofia calcistica mutata): Spalletti è riuscito nell'intento di responsabilizzare la gran parte della propria rosa, obiettivo che il suo predecessore non è riuscito a completare (da lì anche i primi attriti con De Laurentiis).
Ad un anno di distanza, dunque, si possono apprezzare sia dei mutamenti che dei problemi permanenti: dagli infortuni ad un assetto mentale ancora troppo altalenante (come confermato da Ghoulam), la metamorfosi del Napoli di Spalletti è iniziata ma si porta dietro dei limiti ancora evidenti. Starà al tecnico di Certaldo, magari con l'aiuto di un mercato più che mai necessario, completare lo step definitivo e rompere con il passato.