Il rientro dal 1’ di Fabian e di Piotr Zielinski certifica una dolce ma incontrovertibile condanna per il Napoli, quella di dover giocare bene per forza e ad ogni costo per ottenere il risultato. Non è qualcosa di negativo, certo che no, ma indirizza ogni match della squadra azzurra su binari ben precisi.
“Abbiamo capito che bisogna fare del possesso palla la nostra caratteristica” - Luciano Spalletti
?Non è qualcosa di prettamente nuovo: sin dai tempi di Benitez, nel 2013, il Napoli iniziò a prediligere un calcio improntato alla qualità più che alla lotta - come fu, con successo, con Mazzarri -, sublimato poi all’estrema potenza dal triennio di Sarri. Con Ancelotti e Gattuso, attraverso numerose difficoltà, la squadra ha sempre improntato le proprie prestazioni sulla qualità dei singoli, che siano di piede destro come il polacco o mancini come lo spagnolo ex Betis.
“Il gol dello 0-2 è stato un bel gol, palla lavorata bene: quella è la nostra qualità, dobbiamo capire il marchio di squadra. Tenere palla, uscire dalle situazioni anguste anche quando c'è pressione" - Luciano Spalletti
Tutto sommato, se per il Napoli giocare bene è una condanna, che ben venga. Spalletti ha dimostrato ad inizio campionato di saper trarre il meglio anche in partite più sporche, utilizzando i calciatori più adatti ad ogni tipo di situazione - fin quando infortuni e Covid non hanno stravolto la linearità delle cose. Ma le parole dopo la vittoria di Bologna - dove il secondo gol è il manifesto della qualità a disposizione nei piedi, e nella testa, dei calciatori azzurri - certificano quella che è stata, con i precedenti allenatori, ed è, con l’attuale, la linea del Napoli. Con Fabian e Zielinski, in fondo, non solo è tracciata ma soprattutto dovuta: le prestazioni come quella con il Bologna ne sono un simbolo.