Morto il Napoli di Spalletti, viva il Napoli di Spalletti!

Editoriale  
Morto il Napoli di Spalletti, viva il Napoli di Spalletti!

Lo 0-4 con il Frosinone certifica la morte dell'idea di Napoli avuta con Luciano Spalletti e lo scudetto. Meno male, si potrebbe aggiungere.

Ultime notizie Napoli - Il 21 gennaio 1982 un finto reportage sulla morte di Massimo Troisi fu trasmesso su Rai Tre: “Morto Troisi, viva Troisi!”. Fece ridere, mica come il Napoli ieri sera. Lo 0-4 contro il Frosinone, la peggiore sconfitta dell’era De Laurentiis in relazione ai mezzi tecnici a disposizione e all’avversario affrontato - altro che lo 0-4 contro il Milan a scudetto virtualmente vinto - certifica la morte definitiva del Napoli di Luciano Spalletti. Quantomeno dell’idea che se ne aveva. Finalmente, si potrebbe aggiungere. Se serviva una conferma, eccola.

di Claudio Russo (@claudioruss)

Il Napoli campione d'Italia, solo sei mesi fa

Il primo obiettivo stagionale è svanito miseramente, i primi cinque mesi con lo scudetto sul petto dopo 33 anni possono essere definiti tranquillamente fallimentari, vista la sequenza impressionante di scelte e mosse sbagliate da parte di una società che, solo sei mesi fa, coronava una stagione incredibile di cui vanno ascritti i meriti a tutte le componenti: presidente, allenatore (andato via), dirigenza (direttore sportivo andato via), giocatori (miglior difensore del campionato andato via).

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli

Napoli-Frosinone di ieri sera è legata anche a Walter Mazzarri, le cui scelte di formazione hanno ricordato il girone di Europa League del 2012-13, quando con PSV Eindhoven, AIK Solna e Dnipro, e ai sedicesimi con il Viktoria Plzen, nell’undici titolare venivano gettati - quasi allo sbaraglio - dentro tutti quelli che non trovavano spazio in campionato (Rosati, Fernandez, Mesto, Donadel, Vargas, Uvini, El Kaddouri...). Questione di approccio più che di forma fisica, anche perchè giocando ogni tre giorni non c’è materialmente il tempo per lavorare su una preparazione fisica già ingrigita dai metodi Garcia-Rongoni. Questo dettaglio l'ha confermato anche ieri sera Mazzarri in conferenza.

Walter Mazzarri, allenatore del Napoli, dopo lo 0-4 col Frosinone

Morto il Napoli di Spalletti, viva il Napoli di Spalletti. La partita di ieri manda in soffitta ciò che è stato lo scudetto, culmine massimo dell’era De Laurentiis e fino ad oggi zenith di una visione ridotta al raggiungimento di un quarto posto tornato ad essere conditio sine qua non del proseguimento del progetto. Con un allenatore tornato perchè unico ad accettare un tempo determinato, un direttore sportivo firmato dopo l’annuncio della precedente guida tecnica, una serie di calciatori importantissimi ma in bilico tra rinnovi annunciati e mai concretizzati, un presidente che pensava di poter riuscire a fare tutto da solo e che sbatte contro la realtà dei fatti.

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentis

Un Napoli, quello di 260 giorni fa (199 dalla coppa Scudetto alzata al Maradona), che assomiglia all’esplosione di una supernova: l'ultimo atto, distruttivo e spettacolare, in cui viene liberata un'energia enorme e la stella diventa così luminosa da splendere più di una intera galassia. Ricorda qualcosa? Adesso pare più una questione di salvare il salvabile, e deve pensarci De Laurentiis. Decide sempre lui. “Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma: oggi è stata piuma”. Ora è ferro, chiaro. Se poi dovesse essere una crisi più seria, ci sarebbe sempre la possibilità di tornare a Castel Volturno come accadde con Garcia.

Il Napoli alza la coppa dello Scudetto, 199 giorni fa
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