Il momento no di Mertens

Editoriale  
Il momento <i>no</i> di Mertens

E' inutile negare che qualche difficoltà ci sia. Dries Mertens è da qualche settimana che sembra non essere più il solito. Qualcuno dà la colpa al modulo, questo 4-2-3-1 che favorisce più Osimhen che il belga. Altri credono si tratti del momento di forma che non è ottimale e lavorare sulla trequarti gli porti un dispendio di energia superiore. Per ultimi ci mettiamo coloro che attribuiscono il problema all'età che avanza e che, nonostante tutto, si faccia sentire sulle spalle. 

IL MODULO - Di certo non l'avrebbe scelto Mertens questo 4-2-3-1 nonostante abbia rilasciato un'intervista in cui ha detto: "Ho più liberta di muovermi, ho più spazio e più occasioni di toccare la palla". Però quel ruolo lì va interpretato da chi lo sa fare, da chi di default è predisposto al sacrificio e non da chi deve per forza snaturarsi. Col tempo il 14 del Napoli è diventato una punta a tutti gli effetti e ci sta che arretrando di qualche metro sia costretto a fare più compiti per far funzionare la fase difensiva. E facendolo, sacrificandosi, viene meno la fatidica lucidità sotto porta che hai solo se sei sgombro da altri 'pensieri' tattici. 

LA FORMA - Certo che giocare ogni tre giorni non aiuta nessuno, lui è uno dei pochi che non ha ruotato nel turn over di Gattuso, complice la lunga assenza di Zielinski ed Elmas e quella a giorni alterni di Lorenzo Insigne. Sulla trequarti Gattuso ha avuto a disposizione solo Lozano, Mertens e Politano, per diverso tempo. Il rientro di Insigne ha permesso ad uno dei due esterni di rifiatare, ma il belga non è mai stato sostituito nell'undici iniziale.

L'ETA' - La terza ipotesi riguardo la scarsa efficienza dell'attaccante è relativa ai suoi trentatre anni. Alcuni dicono che non sia possibile aspettarsi il solito Mertens e che anche un anno in più inizia a pesare. Così come crescendo possono venire a mancare le motivazioni. Noi siamo certi che non sia il caso di Mertens, anzi. Basterà sbloccarsi con uno dei suoi goal per tornare a sentirsi indispensabile, cosa che probabilmente ad oggi non avverte. In bocca al lupo, Dries. 

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

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