La parola fallimento non è più un tabù

Editoriale  
La parola fallimento non è più un tabù

Ultime notizie SSC Napoli - La parola fallimento non è più un tabù in casa Napoli. L’ha detta Francesco Calzona in conferenza stampa, al termine di una partita davvero deludente. Perdere ci sta, perdere lottando pure, perdere avendo piccole reazioni e subendo due gol in una certa maniera, no. Perché va salvaguardata l’integrità dell’immagine che si trasmette all’esterno, e ciò che si è visto al Maradona è lo specchio di una stagione maledetta, dannata, in cui si è sbagliato quasi tutto il possibile.

di Claudio Russo (@claudioruss)

I due gol subiti dal Napoli contro l’Atalanta hanno qualcosa di magnetico, ci si ferma a guardarli e a riguardarli per chiedersi: è possibile a questi livelli? Non dovrebbe esserlo, ma il Napoli delle meraviglie al contrario c’è riuscito. Il pallone che supera Mario Rui, Rrahmani che appare piccolo al cospetto di Scamacca, Meret che accenna un’uscita, Juan Jesus che collassa sulla linea di porta, il pallone che passa tra le gambe del portiere. E ancora: Anguissa che non pressa, Juan Jesus che accorcia su Scamacca e vi rimbalza contro nell’atto di contrastarlo, Rrahmani che apre le braccia cercando un aiuto che non arriverà, e che ha una visuale privilegiata dello 0-2 del centravanti.

Una serie di sfortunati eventi, parafrasando un titolo cinematografico. Ma il cinema rimane cinema, la realtà dice altro. E ha messo in mostra un Napoli dalla minima intensità, che soccombe non riuscendo a rispondere con la tecnica a disposizione. Con un Osimhen incartato nell’uovo di Pasqua da Hien per quasi tutto il match, con un Meret che ha salvato la porta in non meno di due occasioni. La parola fallimento non è più un tabù in casa Napoli, a vedere la classifica e soprattutto l’atteggiamento in campo. Che si vuole fare?

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