Tenere fuori da qualsiasi analisi il papocchio delle ultime 24-48 ore - tra tamponi, positività, provvedimenti dell’ASL - avrebbe consistito nel far venir meno una serie di fattori che non potevano non aver influito mentalmente, a livello di stress, sui calciatori del Napoli. Il campo, però, ha detto tutt'altro.
Fluidità di gioco, sicurezza nei propri mezzi, una qualità dell’undici titolare che resta comunque molto buona, e soprattutto una Juventus che - nel primo tempo - appare lenta, un po’ arruffona, e che permette agli azzurri di distendersi e di ricamare le proprie trame di gioco: l’azione pensata e che diventa realtà, quella del vantaggio, favorita dal mancato pressing avversario. Cambi non ce ne sono, non ci si può stancare troppo: nell’ultima mezz’ora, il Napoli cala - e ci sta -, e si sente la mancanza di un punto di riferimento in attacco: Petagna ha uno straccio di minuti nelle gambe, così come Elmas, e non hanno impatti significativi.
Juventus-Napoli lascia buone impressioni, nonostante il risultato e qualche decisione arbitrale che farà discutere (Bernardeschi-Demme nell’azione che porterà al pari, De Ligt-Di Lorenzo in area di rigore): gli azzurri se la sono giocata a viso aperto, hanno mostrato le loro qualità senza avere paura dell’avversario - modesto nel gioco, bravo a chiudersi davanti a Szczesny -, ma dopotutto solo così si poteva affrontare un match arrivato in un momento dove gli assenti in casa Napoli, sono tantissimi. Compreso l’allenatore. Tra i tanti non presenti, sarebbe potuto bastare anche solo Osimhen per avere un risultato diverso: fisicamente avrebbe creato problematiche diverse alla retroguardia bianconera.
Rimane negli occhi il gesto di Mertens dopo il gol: la mano ad indicare lo stemma del Napoli, lì dov’è il cuore. Quello che stasera è stato generoso e presente, al di là dei protocolli e delle difficoltà. E domani arriva Axel Tuanzebe, pronto a dare una mano alla difesa.