I campioni sono un'altra cosa...

Editoriale  
I <i>campioni</i> sono un'altra cosa...

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

Andiamo per ordine. Innanzitutto non è lui la causa della sconfitta di ieri a Torino. Il Napoli è uscito sconfitto dall’Olimpico per mancanza di idee, di gioco, per mancanza delle solite geometrie. Solite perché è da un po’ di tempo a questa parte che la squadra di Benitez esprime un calcio pimpante e gioioso. Però la domanda sorge spontanea, anzi, più che una domanda è il più grosso dilemma di questa squadra. E’ questo il vero Hamsik? O siamo noi che ricordiamo un campione che non è mai esistito? Partendo dal presupposto che non gli si possa addebitare la colpa di una sconfitta, il nostro ‘amato’ capitano purtroppo non rende come dovrebbe, per dirla con un eufemismo. Resta tre le linee impaziente di ricever palla, poi quando ce l’ha tra i piedi si va a scontrare con la difesa avversaria, non essendoci varchi. Il 4-2-3-1 di Benitez richiede sacrificio, corsa, ma soprattutto tanta qualità, quella che ormai manca da troppo tempo al centrocampista slovacco. L’idea tattica del Napoli è quella di far indietreggiare gli avversari, schiacciandoli nella propria metà campo con un fitto possesso palla. Poi, però, serve che qualcuno provi la giocata. Quella giusta, quella decisiva. E questa non arriva più dai piedi del nostro capitano. Ha bisogno di spazi, è vero, allora che non gli si venga legata l’etichetta del campione. Un campione trova gli spazi sempre e comunque, non ha bisogno di aspettare il modulo più adatto. Sparisce dal gioco, Higuain spesso gli ruba la scena indietreggiando di qualche metro per toccare più spesso il pallone. Hamsik è una mezz’ala e per di più non ha il carattere per coprire fette di campo forse troppo larghe per le sue caratteristiche. E’ devastante quando ci sono gli spazi, sa dove posizionarsi per andare in rete, ma quando si tratta di far gioco, come si dice a Napoli ‘non è arte sua’. Gli manca il dribbling secco, la giocata nello stretto. E considerando che gli spazi che concedono gli avversari al Napoli sono sempre di meno, Hamsik va in difficoltà. Segna, però, se c’è Zapata, che gli crea gli spazi giusti per affondare. Il colombiano rende molto più fluida la manovra del numero diciassette. Allarga la difesa avversaria coi suoi movimenti sul fronte d’attacco. Higuain gli ruba la scena. E un campione, la scena, non se la fa rubare nemmeno dal compagno ‘migliore del mondo’.

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