Gennaio 2024: la mossa della disperazione che preoccupa (ancor di più)

Editoriale  
Gennaio 2024: la mossa della disperazione che preoccupa (ancor di più)

Mossa della disperazione SSC Napoli, gennaio 2024 come campanello d'allarme: in estate De Laurentiis non ripeta l'errore

Quasi come un ritornello, quante volte negli ultimi mesi si è sentito dire: "De Laurentiis dovrà imparare dagli errori della scorsa estate, non dovrà ripeterli"Dall'azzardo Natan per sostituire Kim, dall'azzardo Micheli "promosso" a fare il mercato in sostituzione di Giuntoli, dalla scelta di pancia e in solitaria di Rudi Garcia fatta dal solo De Laurentiis (convinto che "chiunque potesse allenare questo Napoli, questa rosa), dall'arrivo tardivo del DS Meluso e 'delegittimato' per certi versi dai suoi ruoli cardine. Fino al rinnovo (tempi, modalità e gestione spogliatoio le accuse) di Victor Osimhen, che ha fatto il bello e il cattivo tempo per un'intera stagione. Insomma, tutto ciò che già si è discusso e analizzato, forse anche troppo a lungo. Tutte sacrosante verità.

Ma adesso siamo ad aprile: la nuova stagionesalutato ormai definitivamente (o quasi) un posto nella prossima Champions League, è domani. Aurelio De Laurentiis, stavolta si spera non del tutto in solitaria, può e deve già programmare la prossima stagione, sapendo che i mancati circa 50/70 milioni di ricavi UEFA quasi certi dalla partecipazione alla fase a gruppi della prossima Champions dovranno derivare dall'addio di Osimhen.

Ma questa volta serviranno "calma e gesso", perché una società al vertice del campionato italiano per anni e reduce da uno scudetto vinto e 14 anni consecutivi in Europa può incappare in una stagione 'no', ma non in due consecutive. Non si dovranno ripetere gli errori di questa stagione, e chiariamoci subito: non solo quelli della scorsa estate.

Perché, se vogliamo, gennaio 2024 è stato un campanello d'allarme assai preoccupante, che porta con sè anche qualche timore in vista della gestione della prossima estate da parte della SSC Napoli: si può definire "mossa della disperazione", certo. Ma che mostra come in realtà l'estate 2023 non sia stata da lezione. La sensazione è che il club, nei suoi massimi dirigenti, fosse ancora annebbiato al punto da non vedere la trave nel proprio occhio, speranzosi che la pagliuzza Rudi (con la preparazione atletica sbagliata e alcune scelte discutibili, parole del presidente, pronunciate in quest'anno solare) fosse l'unico male da estirpare.

In realtà, a gennaio De Laurentiis, preso dalla mossa della disperazione di agguantare Mondiale per Club 2025Champions League 24/25, ha fatto anche peggio, non imparando dagli errori estivi: lascia partire Elmas che voleva spazio (pur sapendo che Zielinski da lì a poco finiva ai margini) e Gaetano (un cresciuto nel vivaio che per questioni di liste e per la sua qualità fa sempre comodo, vedi il centrocampo 2024 del Napoli quanto poco ha reso), affidandosi e fidandosi di un allenatore come Mazzarri, l'amico di famiglia chiamato per rimettere a posto il salvabile. Magari con cambio modulo e un Napoli sempre più snaturato, confuso e da rimettere in piedi fisicamente e mentalmente. Che non sceglie un Tudor stile Lazio, ma traghettatori che anche agli occhi dello spogliatoio hanno poca presa: ha quindi già il nuovo allenatore in canna? Vedremo.

Meluso, Micheli, De Laurentiis e Sinicropi

Sigla il rinnovo a fine anno di Osimhen che gli servirà per monetizzare in estate, e fin qui nulla da dire, ma in controtendenza con la volontà di fare rivoluzione in estate lo fa firmare anche al 30enne Politano (qui forse c'entrano i rapporti). Gestisce rovinosamente il caso Zielinski, cambia ancora allenatore e sceglie un traghettatore con doppio ruolo, che nel bel mezzo del momento clou della stagione (condito dalle polemiche del caso Jesus-Acerbi) è costretto a lasciare la squadra senza guida (per quel poco che si è allenata, con weekend-off lunghi e rientri dei nazionali a ridosso dell'Atalanta) causa sosta per le nazionali.

Annuncia un mercato scoppiettante, il presidente in conferenza stampa dopo il Monza a fine dicembre: arrivano Mazzocchi, l'ennesimo vice-Di Lorenzo che non vedrà mai il campo, Dendoncker (21' accumulati con due allenatori e una condizione fisica rivedibile), Traorè da rimettere a posto fisicamente e Ngonge (unica nota lieta, è un affare e lo cogli per il futuro, eppure è stato gestito malissimo finora, perché l'unico con potenziale per incidere subito con motivazioni e atletismo, ma vede poco il campo ed è stato anche fuori per infortunio). Latita anche a gennaio il difensore centrale: il Napoli con lo scudetto al petto promuoverà Juan Jesus titolare, al fianco di Rrahmani. E dopo aver inseguito DragusinNehuen Perez, chiude il mercato di gennaio senza rinforzi al centro della difesa. Ma soprattutto con tanta confusione: acquisti per il presente o per il futuro, per il 3-5-2 di Mazzarri o per ancora un 4-3-3? Davvero tanta confusione.

Dal mercato alla comunicazione, dalle scelte societarie alla gestione di gruppo e spogliatoio: la speranza è una netta inversione di tendenza, ma dagli scorsi mesi non arrivano segnali incoraggianti. Servirà cambiare molto, servirà cambiare modo di ragionare sulle scelte: che siano fatte per il bene della società, dell'azienda SSC Napoli. Senza badare ai rapporti, senza badare al polso della piazza (l'estate in cui si costruì lo scudetto, la squadra costruita per Spalletti fu contestata in ritiro e in città). Dal nuovo allenatore e il nuovo direttore sportivo (scelte decisive, in smentita all'ADL-pensiero di un estate fa) alla rivoluzione nella rosa come nell'estate pre-scudetto e alla rivoluzione nella dirigenza: che si scelga per merito sportivo, per il bene del Napoli. Che non si ripeta l'errore di agire di pancia, che si agisca da società strutturata per competere a livelli europei.

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