di Claudio Russo - twitter: @claudioruss
Parlare del calciatore che è stato è superfluo, parlare dell’uomo che è stato è inutile. Due cose indivisibili: Diego Armando Maradona era, è e sarà leggenda, non da oggi. È al tempo stesso vivo in tutti noi. Sulla questione del più forte di sempre non ci soffermiamo, su quella del più grande non c’è da discutere: Diego è andato oltre i confini del proprio sport, come Muhammad Alì ha valicato ogni limite ed è diventato personaggio mondiale a tutto tondo. Fermatevi un attimo, pensateci e prendetene atto.
Risulta difficile non scadere nell’ovvietà e nelle frasi fatte, ma di una cosa possiamo essere certi: senza Napoli non avremmo avuto ‘questo’ Maradona, questo suo ‘status’ immortale. E senza Maradona Napoli non sarebbe assorta a città feticcio quando si parla di calcio. In qualsiasi parte del mondo, il binomio è automatico. Dici Napoli, pensi a Maradona. L’uomo giusto al momento giusto. Eterno.
Per non cadere nel banale - ma è difficile -, bisogna affidarsi alle sensazioni personali. Cosa è stato Diego Armando Maradona per ognuno di noi? Non per la città di Napoli, non per il Napoli. Per noi, per chiunque stia leggendo queste poche righe. Ognuno ha alcuni ricordi personali che non dimenticherà mai, ognuno di noi sa esattamente quale parte ha avuto Diego nelle proprie vite. Ognuno di noi, inevitabilmente, ricorderà l’esatto momento in cui ha saputo di essere rimasto un po’ più solo. Dove eravate quando è morto Diego Armando Maradona? Tra dieci, venti, trent’anni ancora lo saprete, lo ricorderete a memoria. Ricorderete, e tramanderete.
Chi scrive non lo ha vissuto, è nato dopo (e prova un po' di invidia sincera), e si è dovuto affidare alla narrazione orale di chi lo ha visto e alle testimonianze scritte e visive. E ricorda nitidamente due scene, una personale ed una lavorativa:
Questo era, è e sarà Diego Armando Maradona per Napoli. Un ricordo personale, indelebile. Immenso. Indimenticabile. Leggendario. Non c'è dolore, solo amore.
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