Che serva da lezione...

Editoriale  
Zielinski con la maglia del NapoliZielinski con la maglia del Napoli

Complicarsi la vita con la stessa facilità con cui l'hai messa in discesa, sembra quasi qualcosa di congenito che il Napoli sta lentamente curando. 

Rimettere scelleratamente in discussione un match praticamente chiuso nei primi venti minuti,  al San Paolo e contro un Udinese che arranca nella lotta retrocessione, non può che essere il risultato di un demerito azzurro piuttosto che un lampo della classe di un avversario che, numeri alla mano, non può essere capace di mettere a segno due reti in 5 minuti senza l'aiuto dell'avversario.

Non può non trattarsi di cali di concentrazione che se dovessero arrivare nel match sbagliato, tipo in una notte europea all'Emirates Stadium di Londra, potrtebbero seriamente compromettere l'andamento di una stagione.

In attesa di una cura definitiva, inevitabilmente lunga e lavorata, esistono fortunatamente dei palliativi nelle capienti tasche tattiche del dott Ancelotti.

Palliativi, sia chiaro, che possono funzionare a seconda dell'avversario ma che non possono risolvere definitivamente il problema.

Spostare Mertens sulla destra, accentrare Callejon, riprendere a martellare con un pressing deciso ed organizzato ribaltando l'inerzia pericolosa che aveva preso un match, può riuscire o meno a seconda dell'avversario e del contesto.

Le mosse tattiche di Ancelotti nel secondo tempo contro i friulani, hanno dato i frutti sperati. Tutto ha funzionato alla perfezione. Mertens in una posizione del tutto inedita si accentra e segna con un insolito tiro a gistro di sinistro chiudendo un match ripreso da un bel colpo di testa di Milik, che riesce a divincolarsi da una rivedibile marcatura di Mandragora.

Tutto perfetto, tutto secondo i piani più auspicabili e il Napoli porta a casa i tre punti.

Tutto molto bello, però, detto in parole povere, non sempre riesci a riprendere delle partite compromesse con una sagace mossa tattica, almeno non sempre e non contro tutti.

Mandragora non è Koscielny, tanto quanto Zeegelar non è Kolasinac. E tenendo conto che Oubameyang e Lacazette non hanno certo bisogno di regali per farti male, vien da se che il Napoli di ieri non può e non deve essere il Napoli dell'11 aprile. 

Niente allarmismi, sia chiaro! Che Sassuolo, Salisburgo e Udinese siano solo lezioni di cui far tesoro in vista di Londra. Non si discute assolutamente l'assetto difensivo del Napoli che tanto ha fatto bene prima di Reggio Emilia, e che tanto dal punto di vista tattico quanto nei suoi elementi è da considerare di buon livello, ma occhio alla meschinità dei cali di concentrazione di cui sembrano ancora soffire azzurri.

Tirando le somme: che l'Arsenal se la sudi e che vinca il migliore, e che Ancelotti sia libero di trovare un modo per risolverla...e non di riprenderla.

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