Autonomia ridotta e meno guizzi: il vero Dries è rimasto in Belgio?

Editoriale  
Autonomia ridotta e meno guizzi: il vero Dries è rimasto in Belgio?

Dries Mertens, dal momento dell'infortunio contro l'Inter lo scorso dicembre, non è più lo stesso

Ultime notizie Napoli - Il 13 dicembre, in casa con la Sampdoria, è stata l’ultima volta in cui Dries Mertens ha disputato l’intera partita con la maglia del Napoli, senza subentri o sostituzioni subite. Dopo, dieci spezzoni di partita, un infortunio e due viaggi ad Anversa per curarsi alla clinica Move To Cure del dottor Maesschalck. 41 minuti di impiego medio per match, un’oretta scarsa dal rientro contro il Benevento ed una condizione fisica approssimativa.

Il trauma distorsivo di primo/secondo grado alla caviglia sinistra, con interessamento del comparto mediale, ha sconquassato la stagione di Dries. Non ammetterlo è da stupidi, quello che è stiamo vedendo è un ologramma del giocatore ammirato fino a primi 16 minuti del match contro l’Inter, fino al momento dell’infortunio che sarebbe potuto essere ancora più grave. Da quel momento in poi, Dries non è stato più lo stesso.

Anomalo in mezzo al campo, fisicamente ingrigito e senza più una certa continuità di spunti dal punto di vista fisico - compensati dalla grande intelligenza calcistica, per carità: la sua presenza, indirettamente, si avverte. Anche se in alcune partite, complice anche un progetto di gioco che l'ha portato a giocare sempre fuori dall'area di rigore, il motivo della sua 'assenza' può essere legato anche alle idee di Gattuso.

L’autonomia fisica di Mertens, in questo momento, dati alla mano, è di un’ora di gioco. Poi il cambio con Osimhen è una costante, entrambi acciaccati e complementari nel mettere assieme il minutaggio totale di una partita. Il problema, però, è un altro: gli acciacchi influiscono, sì, ma sembra mancare la solita verve nelle prestazioni di Mertens. Non il guizzo singolo - il rigore conquistato in Supercoppa, il movimento di fino sul gol contro il Benevento - ma la continuità nel metterli in mostra, nel crearseli. È una questione unicamente atletica? Situazione, quest’ultima, destinata a calare ancora: Mertens va per i 34 anni, non è più il folletto degli anni scorsi e potrebbe non recuperare un numero elevato di picchi qualitativi - centellinandoli in quello che sarà il suo ultimo anno di contratto con il Napoli (che ha una opzione per allungarlo fino al 2023 a cifre elevate).

Può avere una sua importanza la legittima preoccupazione di incappare in un altro crac dopo lo spavento del 16 dicembre? Dries ha preferito curarsi in Belgio, restando forzatamente lontano dalla squadra in difficoltà: non è una colpa, ma al suo ritorno si è presentata un’ombra sbiadita del giocatore che era. Magari è un momento, ritrovare la condizione giusta gli permetterà di mettere in mostra le doti che l’hanno portato a diventare il massimo goleador della storia del Napoli. Per ora è appannato. Oppure la si può vedere con gli occhi dell’amore di ogni tifoso azzurro: il calo è solo l’inizio della consapevolezza nel fatto che, partita dopo partita, la sua importanza nel Napoli sia destinata ad abbassarsi sempre di più. E quindi si potrebbe ipotizzare una gestione diversa del calciatore. Magari ci sbagliamo, Dries ci smentirà col prossimo guizzo.

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