Calcio Napoli - Si è chiuso il primo (si spera di una lunga serie) semestre di Luciano Spalletti ed è riuscito a realizzare una mini rivoluzione. Dal punto di vista del modulo il toscano si è messo sulla scia di quanto fatto da Gattuso prima dal momento che ha insistito sul 4-2-3-1, ma per il resto c'è stata una forte rottura. A partire dalla comunicazione. L'ex Roma ed Inter, tra le altre, ha capito che per raccogliere i frutti in questa piazza più che altrove è fondamentale avere la gente dalla propria parte a spingere sugli spalti. Ed è per questo che nelle interviste e conferenze parla spesso anche alla pancia delle persone, facendo leva sul senso di appartenza e sulla passione che i suoi ragazzi devono mettere in campo, aspetti questi che fanno battere il cuore di tutti i supporter del mondo esposti spesso con straordinarie metafore (come quella del Vesuvio o della radiografia dell'anima).
Anche in campo, al netto dei deludenti risultati raccolti di recente, i ragazzi sembrano molto più convinti nelle giocate ed i 39 punti rappresentano comunque un bottino importante se si tengono in considerazione tutte le difficoltà riscontrate. Eppure...
Eppure il cerchio ancora non si chiude. Quando si guarda il Napoli delle ultime tre stagioni si ha sempre l'impressione di vedere un quadro tanto bello quanto incompleto. Manca sempre un centesimo per fare un euro, verrebbe da dire, e fin qui Spalletti non è riuscito a far tornare i conti. La squadra crolla puntualmente in tutti i singoli momenti della sua storia recente in cui si poteva trovare un punto di svolta. Ed è un qualcosa che viene da lontano. Già Benitez, infatti, denunciava questo problema, con la celebre frase che "la personalità non si compra al mercato".
E via negli anni ad una sfilza di partite senza senso: Napoli-Lazio 2-4 dell'anno 2014/2015 che costò la Champions e la semifinale di Europa League persa contro il Dnipro nella medesima annata con Benitez in panca, la trasferta di Firenze rovinosa che consegnò tra mille polemiche lo Scudetto alla Juventus nella gestione Sarri ed il pareggio senza senso della passata stagione col Verona con Gattuso. Tutti appuntamenti chiave e ghiottissimi clamorosamente falliti. E quest'anno i KO contro Empoli e Spezia, non altrettanto decisivi ma che comunque rappresentavano grandi occasioni almeno per blindare i quattro posti, sono dei pesanti campanelli d'allarme. Probabilmente Spalletti ha cambiato tutto, ma non l'immutabile. Le gambe tremano nelle occasioni in cui devi o vincere o vincere. Al di là di chi siede in panchina e di chi scende in campo, visto che sono cambiati tantissimi elementi.