Ultimissime Calcio Napoli - Commento di Paolo Ziliani via X sul colpo Kevin De Bruyne e la reazione in Italia per questo acquisto.
Capolavoro De Laurentiis: con De Bruyne consacra il Napoli club di livello europeo, lo rende meta ambita per ogni campione e soprattutto ribalta i rapporti di forza in Italia sottomettendo il Nord Con la Juventus in pieno caos, l'Inter in confusione e il Milan che ormai procede nella sua navigazione a piccolo cabotaggio, il Napoli sta stravolgendo tutti gli scenari con una strategia d'azione che sembra avanti anni luce rispetto a quella dei competitor.
Tutti gli effetti benefici che l'arrivo di De Bruyne sotto il Vesuvio comporta fin da oggi. Come si dice spesso, il mondo è bello perchè è vario: e perchè ognuno vede le cose a modo suo. La Gazzetta dello Sport, ad esempio, ieri ha deciso che la notizia da prima pagina fosse quella “sparata” nel titolone che vedete sotto, “Frattesi motore Inter”, riguardo alla decisione dell’Inter di confermare un giocatore che da due anni in maglia nerazzurra è una riserva: e se l’ha fatto avrà avuto i suoi buoni motivi. Forse nei bar la mattina facendo colazione la gente parla di Frattesi e io non me ne sono accorto. Può essere tutto.
Per come la vedo io, nei panni del direttore della Gazzetta - o del Corriere dello Sport, o di Tuttosport, o nei panni del responsabile delle pagine sportive del Corriere della Sera, di Repubblica e via dicendo - avrei fatto un’altra scelta e il titolo a 9 colonne non l’avrei dedicato all’Inter e a Frattesi, ma al Napoli e a De Bruyne: il campione belga che giovedì era sbarcato in Italia, aveva svolto a Roma, a Villa Stuart, le visite mediche e aveva ufficialmente inaugurato la stagione italiana, appendice della sua lunga e scintillante carriera di indiscusso top player.
Kevin De Bruyne, che a fine mese compirà 34 anni, è stato - per i pochi che ancora non lo sapessero - l’uomo squadra, il faro e il trascinatore del Manchester City che nell’ultimo decennio ha dominato la scena nazionale e europea e nelle cui file ha vinto, solo per dire i trofei più importanti, 6 titoli di Premier League, 5 Coppe di Lega, una Champions League, una Supercoppa UEFA e una Coppa del Mondo per club ricevendo due volte il premio di miglior giocatore della Premier League e comparendo 5 volte nella squadra degli 11 migliori giocatori europei votata ogni anno dai 45 mila calciatori iscritti al sindacato mondiale FIFPro.
E sì, è vero, arriva in Italia a 34 anni, più o meno l’età di CR7 quando si trasferì alla Juventus; ma detto che stiamo parlando di un atleta ancora integro, sono la straordinarietà del suo allure e le ricadute benefiche che esso avrà sul club partenopeo l’asso nella manica che De Laurentiis con una lucidità, un’intelligenza e un tempismo da applausi ha voluto gettare sul tavolo da gioco nel chiaro intento di sbaragliare il campo. Che De Bruyne sulla scia di McTominay (a sua volta ex Premier League) sia destinato a diventare un punto di forza del Napoli di Conte rendendolo sensibilmente più forte e competitivo, specie in Champions League dove negli anni di Manchester Kevin ha disputato le bellezza di 73 partite arricchite da 16 gol (giocò anche la finale 2023 vinta 1-0 contro l’Inter: ma s’infortunò e lasciò il campo al 36’ sostituito da Foden), non è nemmeno l’aspetto più importante della questione che mi sta a cuore affrontare. Perchè è vero che il Napoli squadra con lui fa un evidente upgrade, ma è del Napoli club che qui mi interessa parlare.
Perchè se prima di De Bruyne, e pur avendo fatto cose egregie come dimostrano i due scudetti vinti negli ultimi tre anni, agli occhi del mondo il Napoli era il Napoli, da oggi con De Bruyne diventa il NAPOLI. Che scrivo in lettere maiuscole per significare come la percezione che il mondo del calcio avrà del club di De Laurentiis - parlo del mondo che si schiude oltre le Alpi -, dopo l’arrivo di De Bruyne all’ombra del Vesuvio cambierà completamente. C’è addirittura chi pensa, e ha scritto, che De Laurentiis abbia buttato i suoi soldi ingaggiando De Bruyne per due stagioni, con opzione sulla terza, a 10 milioni di bonus alla firma più uno stipendio da 5,5 milioni netti l’anno: al lordo un investimento da 30 milioni se il belga si fermerà due anni, di 40 se si fermerà tre anni.
In realtà portando De Bruyne a Napoli De Laurentiis ha fatto a mio avviso un investimento che fin da subito comincerà a dare i suoi frutti: e non solo per l’apporto che il giocatore darà in campo. La verità è che da oggi il campione belga fungerà da faro da richiamo per i calciatori di tutta Europa, anzi di tutto il mondo; che fino a ieri, pensando all’Italia, alzavano le antenne al sentir parlare di Milan, Inter e Juventus, i club protagonisti - storicamente - sui palcoscenici della Coppa dei Campioni/Champions League, e meno del Napoli che sulla ribalta europea era arrivato stabilmente solo negli ultimi anni e con un’unica apparizione degna di essere ricordata, quella che ha conciso con la stagione dello scudetto di Spalletti.
Poichè De Bruyne non è Cajuste, non è Billing e non è nemmeno Gilmour - detto con tutto il rispetto per questi giocatori -, il fatto che il belga abbia scelto Napoli farà dire da oggi a ogni calciatore straniero: se c’è andato De Bruyne, a Napoli voglio andare anch’io. È questo il messaggio che De Bruyne veicolerà nel mondo dei suoi colleghi calciatori: e converrete che si tratta di un servizio che per il Napoli e Napoli non ha prezzo. Non è un mistero che un obiettivo del club azzurro sarà, la stagione prossima, ben figurare sul palcoscenico della Champions: la prestigiosa ribalta su cui Antonio Conte non è mai, e dico mai, riuscito a brillare con qualunque club abbia allenato.
Forse anche per questo De Laurentiis, fiutando il vento favorevole che sta accompagnando il Napoli in Italia, è entrato nell’ordine di idee di decidere un potenziamento dell’organico come mai in passato e più ancora di quanto fatto l’estate scorsa quando pure regalò a Conte McTominay, Buongiorno, Lukaku e Neres. Vedremo adesso quali altri giocatori arriveranno dall’Italia (si parla di Lookman, Beukema, Lucca) e soprattutto dai campionati esteri. Ma quel che è certo è che i giocatori del Napoli, sapendo che domani nello spogliatoio vedranno Kevin De Bruyne sedersi accanto a loro, matureranno una consapevolezza e un senso di responsabilità nuovi: l’anno prossimo si chiederà loro di dimostrarsi grandi anche in Europa e per aiutarli la società ha portato a Napoli una leggenda.
E questo è il secondo “effetto De Bruyne” di cui la realtà del nuovo Napoli beneficerà. C’è poi un terzo effetto, forse meno immediato e più complicato a realizzarsi ma che prima o poi interverrà a mutare l’attuale stato delle cose: e mi riferisco all’attenzione dei media verso la realtà del Napoli e di Napoli. La prima pagina della Gazzetta di ieri parlava da sola: se De Bruyne fosse arrivato in Italia a sostenere le visite mediche perchè acquistato dall’Inter o dal Milan, il titolo di prima pagina e forse tutta la prima pagina sarebbero stati suoi; se fosse stato acquistato dalla Juventus, mezzo giornale sarebbe stato dedicato a lui e Sky avrebbe fatto partire il count down per scandire il tempo d’attesa che ci separava dal suo debutto nell’amichevole di Villar Perosa (con CR7 successe davvero). Invece De Bruyne che mette piede in Italia è stato liquidato ieri dai media come se alla Madonnina fosse arrivato Krunic o al J Medical McKennie.
Sarà comunque il tempo, con il manifestarsi degli eventi, a porre rimedio a questo squilibrio e a questa disarmonia informativi: perchè magari mi sbaglio, ma l’impressione è che le congiunzioni astrali nel cielo del calcio italiano si stiano incastrando tutte a favore del Napoli. Come stiamo vedendo, e come già ho avuto modo di scrivere, nell’ultimo anno abbiamo assistito all’implosione di due grandi club, la Juventus e il Milan, che hanno visto franare i loro progetti di “Anno Zero” e ad agosto ripartiranno con i cerotti e con nuovi dirigenti, nuovi allenatori e con una nuova bussola tutta da testare. In quanto all’Inter, che fino ad aprile sfoggiava la baldanza di Cassius Clay, è scesa dal ring in condizioni pietose dopo essere finita al tappeto prima in Coppa Italia, poi in campionato e infine nella finale da incubo di Champions. I k.o. in serie hanno determinato un terremoto culminato con l’addio di Simone Inzaghi: e l’impressione è che Marotta stavolta non sia riuscito a tenere dritta e salda la barra del timone.
La domanda da porsi è: in quali condizioni, fisiche e mentali, si ripresenterà l’Inter al via della nuova stagione? Più ancora dei dubbi sul debutto in panchina del quasi esordiente Cristian Chivu, che non è uno stupido e ha tutto per fare bene, le perplessità riguardano i giocatori: quali strascichi avrà lasciato il rovinoso finale di stagione nelle loro gambe ma sopratutto nella loro testa? Lo scopriremo solo vivendo. Di certo, a fronte dello scenario di caos e di marasma che avviluppa Juventus, Milan e in parte anche Inter c’è uno scenario del tutto diverso che inquadra la realtà del Napoli: che sta buttando a gambe all’aria il mondo senza avere debiti, spendendo soldi suoi e dimostrando come buona gestione societaria e buoni, anzi ottimi risultati possano coniugarsi, incontrarsi, essere vasi comunicanti.
L’ho già scritto e lo ripeto: sembrava già un miracolo (e lo era) avere vinto due scudetti in tre anni, eppure il Napoli potrebbe non fermarsi lì. Oggi come oggi, alla luce dei problemi e delle difficoltà in cui i suoi competitor si dibattono, il Napoli che De Laurentiis sta guidando con mano sicura ha tutto per provare a vincere anche il titolo 2026. E sarete d’accordo: se riuscisse davvero a conquistare 3 scudetti in 4 anni, il Napoli diventerebbe, in questo particolare momento storico, la nuova Juventus del calcio italiano. E persino la Gazzetta troverebbe difficile andare in edicola con un titolo a nove colonne in prima su Frattesi.