Calciomercato Serie A, a gennaio i club dovranno fare a meno del Decreto Crescita! Il Governo italiano non fa sconti e pare che non ci sarà alcuna mini-proroga fino al 29 febbraio, così come avevano chiesto i club di Serie A per sfruttare ancora i vantaggi della fiscalità agevolata inizialmente previsti dal Decreto Crescita e adesso revocati. Ne parla oggi il quotidiano La Repubblica.
Cosa cambia dunque? Senza Decreto Crescita, in pratica, nei prossimi acquisti dall'estero si applicheranno le norme della fiscalità generale: mettendo sotto contratto un calciatore che arriva dall'estero, si pagherà la stessa IRPEF per un calciatore che gioca in Italia. Una decisione fortemente voluta dal Governo e in particolare da Matteo Salvini.
Contrario il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, che invece aveva appoggiato le richieste dei presidenti di Serie A. Senza il Decreto Crescita, infatti, stando ai calcoli, il Governo italiano potrà contare su appena 150 milioni di euro di tasse in più, cifra irrisoria per le casse dello Stato, che però potrebbe avere effetti devastanti sul calcio italiano.
Per fortuna, precisa Repubblica, "l’abolizione degli sgravi previsti dal Decreto crescita non avrà effetti retroattivi. La miglior aliquota - Irpef sul 50 per cento dell’imponibile per chi trasferisce la residenza in Italia per almeno 24 mesi dopo averla avuta all’estero nei due anni precedenti - si continuerà quindi ad applicare per i giocatori già arrivati in Italia con il decreto crescita in questi anni".
Il Napoli in estate ha sfruttato il decreto Crescita per acquistare Cajuste, Natan e Lindstrom. Il problema è a gennaio: senza sgravi fiscali, sarà difficile arrivare ad Hojbjerg del Tottenham e il Napoli potrebbe quindi rivolgersi al mercato italiano.