SILENT CHECK - Lasciamo stare filosofi e dubbi: come sempre le certezze sono solo due...

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<i>SILENT CHECK</i> - Lasciamo stare filosofi e dubbi: come sempre le certezze sono solo due...

  • Gli addetti al Var in una stanza rivedono le immagini, si confrontano in breve tempo, riflettono e poi comunicano le conclusioni. Questa rubrica si rifà proprio a questo momento chiamato SILENT CHECK: rivivere le immagini della partita con spunti anche extracampo. Un racconto del tutto personale del vissuto del match e post match, in confidenza col lettore, tra innocenti licenze e riflessioni in tutta libertà. Zero schemi e poche regole? La rubrica è mia ...

di Dino Viola

Di buon mattino ho deciso di fare una bella corsetta di circa trenta minuti per smaltire tossine ed altro. Le cuffie più per tenere la mente impegnata che distrarmi dalla fatica. Mi corricchiava davanti un uomo e l’occhio mi cade sul polpaccio. Un tatuaggio con una data, sfumature azzurre, il ricordo di un trofeo vinto: gli anni che sono passati iniziano a farsi sentire. E non mi riferisco ai miei anni, nemmeno ai suoi. Meglio aumentare l’andatura.

Lungo la strada un pallone di cuoio sgonfio. Non guardarlo. Non guardarlo. Non guardarlo. Alla fine non ce l’ho fatta e l'ho calciato via con rabbia: è così che si spazza. E invece no. Fossero tutti come me. Cercavo una distrazione ma non ho ascoltato una sola di quelle canzoni ed ho corso male.

Al rientro a casa ho fatto di tutto per evitare il vicino brizzolato che sa tutto lui, uno di quelli che stamattina di sicuro mi avrebbe detto ‘Eh, amm fatt a cors ro ciucc’, oppure ‘O’ President cà, ò president llà’ e ancora ‘Ancelott purtav e gliucatur’. E poi ancora 'Higuain e vist? Che te ricett?'. Un reportorio che non avrei retto.

Dovevo cercare un’altra distrazione perché in fin dei conti non è successo nulla. Sotto la doccia ho così scartato le opzioni. Andare a messa non era una buona idea, con tutto quello che ho detto in novanta minuti: al massimo sarei in debito di una ricca confessione.

Passare al bar per la colazione? Nemmeno per sogno: con un po’ di ipocrisia avrei allungato convenevoli di vario genere col tizio che serve al banco e che nasconde la sua fede bianconera. Dalle nostre parti sono più di quanti ne possiamo immaginare: anche l'ultimo governo non ha saputo arginare questo fenomeno, forse il prossimo. Purtroppo siamo in democrazia. Evito il bar. Porgendomi il caffè un sorriso beffardo di sicuro me lo avrebbe fatto. Non lo avrei digerito.

Organizzo un pokerino per stasera? Direi proprio di no: la fortuna sta sempre dalla parte del solito avversario. Può sempre andare così? Si è visto ieri sera, come non mai. Già, la fortuna, quella sfacciata.

Forse devo entrare nel mood di quelli che dicono ‘una partita non vuol dire nulla, non è cambiato niente’. Si, poi magari a fine stagione sono gli stessi che ti vengono a dire: ‘te lo dico io cosa è stato decisivo. Cosa? Lo scontro diretto’. Bene, ma non benissimo.

Però ci sono quasi. Avvolto nell’accappatoio ho girato a vuoto per casa rifacendo lo stesso percorso, sino a tornare indietro su una collana di libri di filosofi che non ho mai letto, lo ammetto. Tranquilli non voglio tediarvi come quei grandi giornalisti della carta stampata, bocciati in alcuni settori e prestati al calcio, che si danno un tono facendo sfoggio della loro cultura. Ti incantano con citazioni latine e filosofiche ma ti lasciano col dubbio se è fuorigioco o meno.

Ma forse dovrei fare quasi come loro, nel senso che devo prenderla con filosofia. Ci ho provato. E allora pensi che il calcio è spettacolo, è emozione. Non è solo vittoria, eh per carità. Di contro il risultato conta, e stavolta pesa anche. A parte errori colossali è stato comunque un Napoli a tratti coraggioso che ha sfiorato l’impresa. Quasi epico. Tutto giusto ma la trama dall’impresa alla disfatta sembra ormai un classico che stanca. 

Poi l’occhio è caduto sulla biografia di Cartesio: un filosofo oltre ogni dubbio. Così recita il titolo. E io di dubbi ne ho tanti ed è inutile reprimere o nascondere l’esigenza di uno sfogo come stavo facendo. Basta, affrontiamo la questione. Così lascio partire pensieri sparsi nelle prossime righe, magari arrivo ad una conclusione.

  • In un quadro dove le big della Serie A hanno cambiato tanto, vedi Juve e Inter rispettivamente con Sarri e Conte, il Napoli doveva essere la squadra che ripartiva dalle certezze?
  • Prendere gol in contropiede da calcio d’angolo: te lo puoi permettere in casa della Juve?
  • Perchè puntare ancora su Ghoulam dopo due anni difficili per vari motivi?
  • Quanto siamo lontani dalla Juve?
  • C’à passat o centrocamp?! Cosa sta accadendo?
  • La scelta della società sin qui di non acquistare James o un altro trequartista sta limitando Ancelotti dal punto di vista tattico o di modulo?
  • Mettere Fabian a trequarti è un doppio danno? Utilizzi un adattato in quel ruolo con risultati scarsi e perdi l’apporto dello spagnolo a centrocampo.
  • E’ giusto acquistare e mettere a disposizione del tecnico un giocatore come Lozano solo alla seconda di campionato? E meno male che il calciomercato è troppo lungo.
  • Se Koulibaly … vabbuò, lasciamo stare.

La verità è che le uniche due certezze sono il risultato del campo, come sempre, e l'incontro col vicino in mezzo alle scale.

- "Buongiorno Viola, e allora? Voi dovete scrivere che stu Napl..."

- "Buongiorno,  non mi dite niente vado di fretta. Arrivederci".

@riproduzione riservata

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