Il giorno dopo Juventus â Napoli. Eâ un giorno triste e amaro. Câè delusione, rabbia e frustrazione. Rammarico e insoddisfazione. E poi ci sono le lacrime di Insigne. Lacrime vere. Le lacrime di chi è consapevole che quellâerrore dal dischetto avrebbe potuto cambiare lâinerzia della gara. E magari anche la destinazione della coppa che, invece, prende la via di Torino. Ma i rigori si possono sbagliare. Forse più grave, aver sopravvalutato un avversario in piena crisi di gioco e risultati e reduce dalla batosta di Milano in campionato. I bianconeri, al momento, sono la vera delusione della stagione. Discontinui nei risultati e con una retroguardia che prende goal da tutti. Gli azzurri invece, malgrado fossero reduci dalla sestina vincente contro la Fiorentina e con lâentusiasmo e lâautostima alle stelle, sono apparsi tatticamente depressi.
Il giorno dopo Juventus â Napoli. Il primo tempo è scivolato via a ritmo lento e soporifero. Il classico ritmo delle finali in cui entrambe le squadre pensano prima a non prenderle. Dove la paura di rischiare la fa da padrona e nessuno prova la giocata. Lâimperativo è coprire il campo e tenere le posizioni. Il giro palla dei bianconeri è costante ma inutile tanto quanto quello che âsciorinaâ il Napoli quando non riesce a venirne a capo nelle giornate peggiori. Ospina è inoperoso, ma sicuro nelle uscite e nel guidare la retroguardia. La vera parata da campione la effettua Szczesny. Eâ quasi sul primo palo al momento del cross di Demme dalla sinistra. Riprende immediatamente posizione e riesce a farsi trovare pronto sul colpo di testa di Lozano che, con una âvirgolaâ aggira il suo marcatore e conclude a colpo sicuro. Il portiere bianconero ci arriva con la manona aperta. Al momento, il messicano, è il vero trascinatore della prima linea azzurra. E il portiere polacco è il miglior elemento della retroguardia della squadra di Pirlo. E anche questa la dice lunga sullâattuale situazione della Juventus.
Il giorno dopo Juventus â Napoli. Resta deluso chi si aspettava un cambio di canovaccio nella ripresa. Gli azzurri appaiono compatti e ordinati. Tutti rigorosamente impegnati a tenere la posizione. Gattuso non sposta un pedone. Lozano e Insigne giocano âbassiâ, troppo lontani dalla porta avversaria. Avrebbe un senso se avessimo un centravanti veloce da lanciare nello spazio o che almeno tenesse palla in attesa del rimorchio dei compagni. Ma il Napoli ha Petagna. A Danilo e Cuadrado non sembra vero, e vengono a giocare alti, da ali aggiunte. Gli azzurri iniziano a soffrire. Ospina si supera su di un pallone che spunta allâimprovviso. Con un balzo felino, riesce a non fargli oltrepassare la linea di porta. I bianconeri collezionano angoli. Quello fatale poco dopo lâora di gioco. Una carambola libera Ronaldo a due passi da Ospina e gli azzurri si ritrovano sotto.
Il giorno dopo Juventus â Napoli. Gattuso non vuole perderla. Prende a calci la scacchiera e sposta tutti. Getta nella mischia anche Mertens. Proprio Ciro è scaltro, furbo e ânapoletanoâ a procurarsi il calcio di rigore. Tra gli altri, infila dentro anche Politano, suo lo spunto nei minuti di recupero che solo un altro miracolo di Szczesny rende vano. Finisce così. I bianconeri raddoppiano in campo aperto e cala il sipario. Resta la delusione e il rammarico per non aver osato di più.
Stefano Napolitano