Luigi Atripaldi, direttore dellâUnità di medicina di laboratorio dellâazienda ospedaliera dei Colli, collabora da alcune settimane con Andrea Ballabio direttore del Tigem e con Antonio Limone, direttore dellâIstituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, nel piano regionale di sorveglianza e sequenziamento delle varianti di Sars-Cov-2. Proprio nellâultimo fine settimana sono state decodificate in maniera completa, le 30 mila lettere del codice genetico (Rna) di virus presenti in 1.200 tamponi positivi prelevati in varie zone della Campania. Ecco alcune sue parole in uno stralcio di un'intervista a Il Mattino:
Cosa emerge dal vostro lavoro? «Abbiamo individuato circa il 60 per cento di varianti inglesi. Inoltre sono emerse sette casi di variante virale brasiliana e anche decine di altre varianti di cui alcune già presenti nella banca dati internazionale, altre di maggiore interesse».
Cioè? «Non sono classiche inglesi ma figlie di queste e portatrici di mutazioni caratteristiche anche di altre varianti. Va chiarito che esistono centinaia di varianti. Ognuna assume dignità di variante solo quando diventa capace di affermarsi sulle altre in base alle caratteristiche di diffusività e infettività . Quelli che abbiamo individuato sono figli che portano ulteriori mutazioni rispetto ai progenitore che solo il tempo ci dirà quanto capaci di replicarsi più e meglio degli altri».
Da cosa dipende la loro comparsa? «Da mutazioni spontanee e da mutazioni di adattamento allâambiente. In questo caso lâambiente è lâospite umano di cui il virus ha bisogno per replicarsi e per continuare ad esistere».
Sono mutazioni vantaggiose? «Potrebbero esserlo e allora questi figli avranno un futuro oppure possono essere svantaggiose e allora le versioni nuove saranno destinate allâestinzione. Solo le isoforme virali che godranno di un vantaggio adattativo alla loro replicazione si affermeranno con un meccanismo di selezione naturale dei caratteri che vige in natura».