Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, della quale vi proponiamo uno stralcio.
Il tetto salariale può essere un’altra soluzione?
«Non può essere risolto da un singolo Paese. Va trattato a livello almeno europeo perché pone seri problemi di competitività. Diverso è un tetto di spesa complessiva di un club, in percentuale come ha già introdotto la Uefa, ma non sul singolo giocatore».
Incentivi alla firma e bonus ad arricchire gli stipendi. Come si frenano?
«Lavorando con la Fifa per avere regole uniformi».
A parte alcuni nuovi impianti, solo un paio di proprietà, siamo fermi alle ristrutturazioni del 1990. Come velocizzare pratiche interminabili e snellire una burocrazia che allontana possibili nuovi investitori?
«Per gli stadi il primo problema sono procedure e tempi, con amministrazioni spesso in difficoltà. Un rimedio su cui la sottosegretaria Vezzali sta lavorando, e che condivido, è avere una cabina di regia del governo con tutte le amministrazioni interessate, la Figc, le Leghe, l’Istituto credito sportivo, per esaminare i dossier e cercare di sciogliere tutti i nodi che rallentano le procedure».
Come risolvere il caso delle multiproprietà?
«Be’, ovviamente tra squadre della Serie A non sarebbe possibile….Tra leghe diverse è un modello che esiste anche in altri Paesi e credo sia giusto avere una normativa uniforme».
Su 20 squadre solo 3 sotto la linea di Roma. L’entusiasmo e la passione viste a Palermo nella finale per salire in B fa pensare che sarebbe utile avere anche più squadre del Centro-Sud.
«Spero che in A il Paese sia sempre più rappresentato. Dopo gli scudetti romani a cavallo del 2000, hanno vinto solo tre squadre del Nord. È un problema antico. Se oggi si facesse l’All-Star Game Nord vs Sud, modello Est vs Ovest basket NBA, saremmo in difficoltà»
Tecnologia e Var. La Lega si è impegnata nella struttura di Lissone.
«Il Var ha migliorato il gioco e andrebbe valutata l’introduzione del Challenge, che potrebbe sgombrare il campo da inutili sospetti».
E la possibilità di spiegare le decisioni a fine partita?
«Vedo pro e contro. Maggior trasparenza può innescare anche altre polemiche. La figura dell’arbitro-giudice, che parla poco, ha una sua fondatezza».
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