Arrigo Sacchi lo aveva bollato come un attaccante di Serie C:
«Lo racconto sempre, e non per togliermi sassolini, ma per invitare i giovani a non lasciarsi condizionare. Il mister, però, in quel momento aveva ragione: non ero pronto, né sul piano fisico né caratteriale».
A Bari successe qualcosa di straordinario…
«Capocannoniere con 24 gol, alla pari con Signori: non me lo sono goduto perché siamo retrocessi, nonostante avessimo battuto Inter e Milan e fermato due volte la Juve. Mai successo che la squadra del capocannoniere scivolasse in B».
Dopo si trasferì alla Lazio e l’anno seguente in prestito al Napoli, sulle spalle aveva il 10 di Maradona:
«Non devi pensarci, sennò vai negli spogliatoi e non se ne parla più. Fu una stagione complicata: andavo avanti con infiltrazioni alla caviglia e a marzo dovetti operarmi. Tornai poi alla Lazio e mi girarono alla Reggiana».