Notizie - «La parola asintomatico, con il Covid, si è declinata in modo diverso rispetto ad altre malattie. E questa è una delle prime domande che ci siamo posti, perché anche se il coronavirus ha l’80% del genoma della Sars e pensavamo fosse simile a quest’ultima, in realtà è molto diverso». La spiegazione è di Roberto Cauda, professore ordinario di Malattie infettive all’università Cattolica Campus di Roma che ha rilasciato una intervista ai colleghi del Corriere della Sera:
In cosa si comporta diversamente dalla Sars?
«Innanzitutto la Sars si era diffusa prevalentemente in Cina e poco in Canada, ma poi, si identificava facilmente. Il Covid no. Ha una trasmissibilità elevata e una modalità di contagio superiore».
Si differenziano anche in altro?
«Proprio nel ruolo che svolgono i soggetti asintomatici. Con la Sars tutti loro hanno poi manifestato i sintomi e si sapeva che erano contagiosi da 2-3 giorni prima. Con il Covid gli asintomatici restano tali o manifestano sintomi aspecifici: un raffreddore o una febbriciattola. Ma sono parimenti contagiosi di chi ha sviluppato la malattia».
Esiste una stima di quanti potrebbero essere?
«Sì, dieci volte di più dei sintomatici».
Quanto persone può contagiare un asintomatico?
«Più che altro la domanda è: quante persone può contagiare chi è portatore del virus? In linea di massima 2 o 3. Ma gli studi dimostrano che a Cremona all’inizio dell’epidemia il numero saliva a 4».
Può fare un confronto per capire l’entità?
«La contagiosità dell’influenza stagionale è 1,5. Quella del morbillo tra 16 e 18».
Quanto è importante scovare chi non ha sintomi in questa fase?
«È fondamentale. Qualcuno ha detto, ed è vero, che l’asintomatico è un nemico che hai alle spalle e che ti pugnala. Può esserlo chiunque».
Anche un amico, non necessariamente un nemico.
«Esatto. Anche un nipote che va dal nonno o un conoscente che non vedevamo da tempo. Non per niente un numero elevato di contagi è in ambito familiare».