Ammutinamento Napoli, vi proponiamo di seguito un estratto dell'editoriale di Fabrizio Bocca per La Repubblica oggi in edicola:
L’ammutinamento è stata sì una disubbidienza, ma un rifiuto ad entrare in un ritiro, in un albergo: tutto qui. I calciatori del Napoli non hanno saltato un allenamento, hanno fatto tutto quello che diceva il loro allenatore, hanno giocato (male) le partite previste, sono andati anche in ritiro, quando il ritiro era quello "pre partita".
Hanno saltato solo un ritiro, non strettamente tecnico ma di puntiglio, che il loro presidente, dopo averli anche discretamente svillaneggiati, voleva ulteriormente ordinargli.
Nel calcio sottosopra si accetta che tu possa imporre come, dove e con chi debba dormire, anche se questo è un ghiribizzo. Anche se non lo hai comunicato come si deve, e anzi lo hai detto prima a tutti alla radio.
Nel calcio si impone anche, tout court, il silenzio stampa quando uno avrebbe solo l’obbligo di non ledere con le sue dichiarazioni il proprio club, ma se vuol parlare, parla e nessuno può impedirlo. Può parlare però il vicepresidente per dire che "Montervino e Calaiò avevano più palle". Non sarà facile avere una verità equidistante del dopo Napoli-Salisburgo, se c’è stato qualche eccesso però non lo si risolve con una vendetta indistinta.
E comunque nessuno ha eccepito nulla, la squadra tartassata e alla gogna non solleva alcuna solidarietà, nemmeno il sindacato calciatori ha detto praticamente nulla. Il presidente Tommasi osserva, preoccupato forse che "il sindacato dei ricchi" smuova indignazioni populiste. Ma se si fa questo a un grande club di A, figuriamoci a un piccolo club di C. Il Napoli sa che questo ha un prezzo, le questioni d’orgoglio distruggeranno anni di lavoro all’avanguardia. Se però di orgoglio bisogna crepare che allora si dica che i calciatori del Napoli non hanno diritto a tutto questo e che il Liverpool si faccia pure sotto.