Notizie Calcio Napoli - Fabio Maresca, arbitro, è stato intervistato da Il Mattino in occasione della sua nomina ad arbitro internazionale. Sessanta anni dopo Gennaro Marchese, un altro arbitro napoletano diventa internazionale. Ecco quanto dichiarato ai microfoni del Mattino ed evidenziato dalla redazione di CalcioNapoli24.it:
Cosa proprio non perdona a un calciatore?
«La bugia. Quando negano una cosa evidente».
Chi è il primo che le dice se ha sbagliato?
«Lo capisco da solo. E poi mi interrogo sul perché ho commesso quellâerrore e penso a come fare per evitarlo in futuro».
Come le è venuto in mente di fare lâarbitro?
«A 15 anni giocavo da attaccante ed ebbi lâopportunità di arbitrare una partita amichevole, non ho più smesso».
Questâ anno in 8 presenze in serie A è ricorso al Var solo in una partita. Si è meno âtennistiâ con la tecnologia?
«à lâultimo baluardo a difesa della nostra prestazione. à il portiere della squadra arbitrale, nessuno vuole uscire dal campo col peso di aver condizionato un risultato».
Come ha fatto Di Bello alla prima di Gattuso sabato?
«Come feci io lâanno scorso prima dellâesordio di Ranieri sulla panchina della Roma con lâEmpoli: andai a rivedere come giocava il Fulham».
Con Rizzoli e Nicchi come va?
«Con Rizzoli lavoro da 3 anni, precedentemente siamo stati compagni di stanza a Coverciano,mi ha stimolato a mettermi davvero in discussione e oggi raccogliamo i frutti di questo lavoro. Ma dal punto di vista associativo devo ringraziare il presidente Nicchi e il suo vice Pisacreta che hanno sempre creduto nelle mie possibilità ».
Un vomerese internazionale è un grande orgoglio?
«Certo che lo è. Lo è per tutta la mia famiglia, per il Cra Campania di Virginio Quartuccio e per la sezione presieduta da Nicola Cavaccini insieme a Ciro (Carbone assistente internazionale, ndr) abbiamo dimostrato che anche nella nostra città si possono raggiungere grandi traguardi. Io mantengo i piedi per terra. Prima di Cagliari-Lazio ho scritto su un foglio di carta, il mio campo delle emozioni che devo âcontinuare a sentirmi lâarbitro che sta scalando la montagnaâ»