Ultime notizie Serie A - Nella giornata di ieri il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha mantenuto la linea dura nei confronti della Juventus. «La Juve è esclusa dal campionato se non si ritira dalla Superlega», dice dopo aver inserito nelle norme federali la clausola che vieta lâiscrizione a chi partecipa a competizioni non riconosciute dallâUefa. «Câè una norma molto chiara del Cio â ha aggiunto ieri â, e a scendere negli statuti del Coni e delle Federazioni, che è quella del principio dellâesclusività della competenza dei gestori dello sport. Se la società non dovesse accettare il principio, mi dispiace, sarebbe fuori».
L'edizione odierna del Corriere della Sera scrive:
Ma è pensabile una Juventus esclusa dalla serie A? E, dâaltra parte, davvero la Juventus andrà avanti a percorrere quello che oggi sembra, se non un vicolo cieco, di certo una via stretta, lunghissima, tortuosa e accidentata? Come si sa, il principio «dellâesclusività della competenza dei gestori» â ovvero il concetto che lâUefa, lâente che organizza in esclusiva i campionati, sia anche quello regolatore che commina le sanzioni a chi, per esempio, vuole organizzarne di alternativi â è proprio quello che i tre superstiti della Superlega (oltre alla Juve, Real e Barcellona) vogliono mettere in discussione: anzi le minacce di sanzioni non sarebbero che la prova provata della posizione dominante dellâUefa che limita la libera concorrenza. Forti di una sentenza cautelare del Tribunale di Madrid, i tre vogliono andare davanti a un tribunale antitrust spagnolo e poi europeo.
Ne uscissero vincitori, rivoluzionerebbero il mondo del calcio. Al momento, non mostrano di voler recedere, intanto studiano se possono chiedere i danni ai ribelli che prima hanno detto sì e poi si sono sfilati (nel mirino i sei inglesi che hanno fatto saltare il progetto, non tanto Inter, Atletico e Milan). Questo è ancora il tempo del muro contro muro. Ma anche se i tre avessero ragione â quando la Superlega si è costituita stuoli di avvocati dei 12 club avevano assicurato di avere ragioni da vendere â, quando potrebbero vederle riconosciute? E a che prezzo? La partita è molto rischiosa e non è strano che si senta di giocarla una proprietà come quella della famiglia Agnelli e non, per esempio, un fondo, come Elliott (che pur non si è sottratto a cause gigantesche in passato) che deve rendere conto dei soldi che gestisce. Tra un muro e lâaltro, potrebbe aprirsi uno spiraglio, magari con la sponda della Fifa, che ha già smesso di andare dâaccordo con lâUefa e pare intenzionata a cercare una mediazione. Nel nome di riforme condivise che non si chiameranno più Superlega. E scopriremo solo alla fine quanto ne saranno distanti.