Un primo assaggio sâè già avuto giovedì pomeriggio al San Paolo. Qualcuno lâha rinominata la vendetta di De Laurentiis, per qualcun altro invece è stato soltanto un atto dovuto poiché già programmato prima del terremoto. Lâallenamento a porte aperte, in quel di Fuorigrotta, è stata la prima occasione utile per tastare il clima che improvvisamente sâè irrigidito, quello sentimentale al pari di quello meteorologico. Come se anche il cielo e la temperatura avessero seguito il delirio degli ultimi giorni e fossero tuttâun tratto piombati nellâera glaciale, perché è di questo che stiamo parlando. La rivolta dei calciatori ribelli ha aperto uno scenario nuovo, surreale, in pieno contrasto con quello precedente. I fischi, qualche insulto, persino i centesimi di euro sono già piovuti come lame su ognuno di loro: âAndatevene viaâ, un invito che è una provocazione (dei tifosi) dopo la provocazione (dei giocatori). Ma così non può essere, così non sarà . Perché da oggi câè di nuovo il campo, lâunica arma adesso a disposizione degli azzurri per far ricredere quella gente che li ha sempre trattati da idoli, dei scesi in terra e divenuti tali solo per quella maglia che si sono cuciti indosso. Ora ago e filo servono ad altro. Eâ tempo di ricucire lo strappo e la prima parte di questa lunga cura si chiama Genoa.
PREVENDITA FLOSCIA. Ore 20:45, San Paolo. Napoli-Genoa sarà il primo vero termometro della contestazione cominciata ieri lâaltro e destinata ad andare avanti ancora per un poâ, quando gli animi saranno sbolliti e magari i risultati sportivi avranno dato una mano. Dopo lâantipasto dellâallenamento - perché di tale si deve parlare per le appena cinquecento-seicento unità presenti tra spalti ed esterno dello stadio - ecco la portata principale. E poco importa se sulle gradinate non ci sarà il pubblico delle grandi occasioni, tanto basta poco per ricevere il messaggio. La tre giorni più incandescente dellâera-De Laurentiis avrà il suo sequel in un teatro non più sgangherato, ma più freddo che mai, con la platea ridotta ai minimi termini. Meno di diecimila gli abbonati, meno di settemila i biglietti venduti per la âPrimaâ del Napoli 2.0 che dovrà vedersela anche con il suo pubblico. Non si supereranno i ventimila spettatori, di cui un paio di centinaia arriveranno da Genova e avranno la fede rossoblù al dito. E non ci saranno nemmeno entrambe le Curve a rappresentare lâeccezione. La A sarà semivuota, al pari dei Distinti e degli altri settori. Colpa dei prezzi, certo, non popolarissimi e ingiustificati per il caos delle ultime ore (ma già stabiliti ad inizio stagione con una tabella resa nota dalla società ). E colpa dellâammutinamento, che dâimprovviso ha trasformato quegli idoli in reietti di un popolo che ha sempre fatto dellâamore e del rispetto il più importante valore dellâesistenza.
SILENZIO E CONTESTAZIONE. La Curva B merita un discorso a parte. Sarà quasi del tutto piena (disponibili solo poche centinaia di tagliandi secondo i dati di ieri sera), ma resterà zitta. E stavolta non câentra nulla la tempesta post-Salisburgo, tutto programmato già da prima. Anzi, proprio qualche ora prima che esplodesse la bomba, la Curva B aveva già annunciato lo stop del tifo perché âcon la scusa del regolamento dâuso, dopo anni, ci stanno multando o, peggio ancora, diffidandoâ. Quindi da un lato il silenzio, dallâaltro la contestazione. Sebbene neanche mezzi pieni, gli altri settori si faranno sentire. âNapoli siamo solo noiâ, gli urleranno ancora dagli spalti. Ma nel profondo, come tutti, sâaccorgeranno che la sintonia dâun tempo gli manca a dismisura e spereranno che tutto possa presto tornare alla normalità .