«à un dato di fatto: con la riapertura possono presentarsi problemi e câè il rischio di richiudere». Massimo Galli è il primario di Malattie infettive del Sacco di Milano. Ecco le sue dichiarazioni a Repubblica.
Professore, cosa sta succedendo a Milano e in Lombardia, perché i nuovi casi non calano?
«Soprattutto in città , le nuove diagnosi riguardano cittadini riusciti finalmente ad ottenere un tampone. Si tratta cioè di persone infettate già da tempo, che erano rimaste senza diagnosi. Quello che disturba è che avrebbero potuto ottenere un test molto prima».
Quanto è pericolosa la situazione?
«Quella di Milano è un poâ una bomba, appunto perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia. Abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione. à evidente che sono necessari maggiori controlli. Mi chiedo perché da noi ci sia stato un atteggiamento quasi forcaiolo nei confronti dellâuso dei test rapido, il "pungidito", che poteva comunque essere utile».
Bisognava quindi intervenire in modo diverso nelle scorse settimane?
«Si dovevano raggiungere coloro ai quali è stato detto di restare buoni a casa con i sintomi, per avviare il tracciamento dei contatti, e non mi riferisco solo alla Lombardia.Lavorando in quel modo prima avremmo avuto maggiore tranquillità adesso nellâaprire».
Visti i dati dei contagi, certe zone della Lombardia rischiano di richiudere subito. Sarebbe giusto?
«Che con la riapertura si possano presentare dei problemi è un dato di fatto. La nostra regione rischia di richiudere ma anche certe zone del Piemonte o dellâEmilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no, comunque. Questo è il momento dellâestrema attenzione e responsabilità ».