A partire da febbraio, dinanzi ai giudici del collegio A della nona sezione del tribunale di Napoli, Armando Izzo dovra' difendersi dall’accusa di essere andato oltre il legame di parentela con lo zio diventato un boss della Vanella Grassi e replicare a chi lo accusa di aver dato una mano per combinare due partite di serie B nella stagione 2013-2014 consentendo al clan di scommettere a incasso sicuro. Il giudice Marcello De Chiara, accogliendo la richiesta del pm Maurizio De Marco, ha deciso il rinvio a giudizio per Armando Izzo e per Umberto Accurso (difeso dall’avvocato Roberto De Fusco), uno dei giovani capi del clan della Vanella, che proprio ieri è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio Stanchi-Montò, e per un gregario del gruppo, Salvatore Rus- so (difeso dall’avvocato Claudio Davino). Mentre per Pini (avvocati Fabio Fulgeri e Vincenzo Motti) e per l’ex calciatore dell’Avellino Francesco Millesi (avvocato Dario Vannetiello), che hanno scelto il rito abbreviato, il pm ha chiesto la condanna, rispettivamente a tre anni e mezzo e a cinque anni di carcere, con sentenza prevista a meta' dicembre. Le indagini hanno ricostruito gli accordi per combinare i risultati di Modena-Avellino del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina del 25 maggio di quello stesso anno. Agli atti ci sono intercettazioni di incontri in ristorante e di colloqui e messaggi. «Grazie! Siete davvero belle persone e sono contento di aver conosciuto anche il tuo amico, proprio una grande persona» e' il testo di un sms che Pini invò a Salvatore Russo detto Geremia a inizio maggio 2014. E in una telefonata successiva gli raccontò la gioia di Millesi: «Mamma mia, come e' rimasto contento... ha detto proprio: mi piacciono troppo i tuoi amici, hanno fatto subito l’effetto a pelle... cento cento si fara'. Si si fa tutto ha detto: il jeans, la maglietta, si fara' tutto. Hai capito?». Il riferimento, per l’accusa, e' alle partite dell’Avellino.