Insigne segna e per poco non riporta il Napoli al primo posto della classifica di Serie A. Grande prestazione del capitano azzurro, il migliore in campo per la squadra di Spalletti.
Il Mattino analizza la prestazione di Lorenzo Insigne per il Napoli:
La massima trasgressione della casa è un rigore tirato bene, con un primo tempo dove si è sprecato tantissimo e si è buttata via la vittoria. Il secondo tempo è stato tutto un ripiegarsi, per subire gol e gioco. Mentre prepara le valigie, mentre sistema le cose, e studia l'inglese, Lorenzo Insigne rimane comunque il migliore in campo per il Napoli: segna, trascina, dribbla, e tira (maluccio) in porta, ma c'è. Il resto è dimenticabile, soprattutto quelli che rimangono e dovrebbero essere il futuro di questa squadra. Insigne tocca il pallone con trepida voluttà , si inserisce nelle linee neroazzurre, prova a lanciare l'ancora troppo selvaggio per quanto intrepido Osimhen, e il Napoli ripete l'ennesima partita déjà -vu, potrebbe ma non affonda, e se affonda sbaglia misura, rimanendo a un punto dai campioni come cantava Francesco Guccini.
L'altrove del domani di Insigne diventa il suo pragmatismo e la sua libertà , slacciato dal futuro: gioca senza rimando, perdendo la prostrazione psicologica che aveva prima, e la via crucis a spalle piegate diventa il nirvana della strafottenza che consente giocate leggere e pensieri ventosi.
Insigne, ha conquistato una nuova chiave armoniosa tra piedi, testa e pallone. Purtroppo gli altri ora corrono nella ruggine che fu sua, e senza nemmeno l'attenuante territoriale, senza nemmeno le implicazioni ambientali. Dunque quello che vu eletto il nemico assoluto, il colpevole sempre, Monsieur Malaussène napopallonaro, è l'unico che va assolto, l'unico che si guadagna applausi e che sposta il gioco, elettrizzando con le sue giocate di gran tecnica. Intorno ci sono gli errori, un diluvio, e le convinte aspre discese con errore, di cui ormai il Napoli è un catalogo illustrato.
Quando è chiamato nel momento decisivo fa il suo dovere. Sarebbe stata una sera felice per lui, segnare e far vincere il Napoli riportandolo in testa, invece deve accontentarsi solo del gol. E Napoli con lui.
Insigne, svetta, negli echi della dissipazione, diventa un canto gregoriano per compostezza e amministrazione, per fantasia e aperture, anche piuttosto divertente oltre che divertito, lasciandosi alle spalle l'inquietudine e la sofferenza patita. Gioca nella dimenticanza, e il Napoli dovrebbe approfittarne, invece non ci riesce, rimanendo una squadra in stallo. Dovrebbe divenire complice di questa liberazione, sfruttarla fino a giugno, invece la contempla. Un paradosso.
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