Il Mattino - Com'è bello stare sopra il tavolino bianconero: l'affamato Ringhio batte il 'predestinato'

Rassegna Stampa  
Il Mattino - Com'è bello stare sopra il tavolino bianconero: l'affamato Ringhio batte il 'predestinato'

Ringhio Gattuso affamato dopo la sconfitta a tavolino

Ultimissime calcio NapoliI due gol dei fratelli Insigne, una combinazione da allineamento di pianeti che neanche una volta su un milione. "E poi metti quell'altra storia, l'epopea dei due campioni del mondo del 2006 che più di tre lustri dopo si ritrovano seduti su due panchine di serie A. E capita che uno, il Ringhio affamato, l'indomito lottatore, porti la sua squadra due punti più su dell'altra", scrive l'edizione odierna de Il Mattino nella sezione Napoli:

Sembra poco ma invece è tanto, perché la squadra dell'altro - il bravo e intelligente regista, il Predestinato non si sa bene a cosa - ha accorciato le distanze grazie a un'alchimia di quelle che solo nel calcio possono funzionare, a un incantesimo che tuttavia - e ieri i legali del Napoli hanno ricominciato a provarci, presentando il relativo ricorso - potrà essere prima o poi spezzato. Non fosse successo, i punti di distanza sarebbero dai tre ai nove, dopo appena cinque giornate. Un'enormità. Sia chiaro, intanto pure due per quanto pochi sono preziosi e ce li teniamo ben stretti, orgogliosi di una squadra che finalmente ha ritrovato entusiasmo e grinta dietro a un condottiero di poche parole e molta concretezza, e che non s'avvilisce più se la porta dell'avversario sembra stregata nè si perde dentro schemi senza contenuto. Una squadra un po' vecchia un po' nuova, un po' prudente un po' spavalda, nelle vene il sangue corroborato dalla conquista della Coppa Italia e neanche una goccia del veleno assorbito nelle due lunghe stagioni pre-Ringhio. Una squadra-squadra come neanche ai bei tempi dell'ultimo Sarri, quando con la tecnica bisognava rimediare ai limiti di una rosa che adesso invece pone addirittura l'imbarazzo della scelta: e come sarebbe stato divertente giocare a Torino, alla terza di campionato, quando ci toccava andare da calendario, per provare a prenderceli sul campo quei tre punti, noi la squadra da battere, loro che più che un cantiere aperto sembrano un libro dei sogni perduti. Che sfizio ripresentarci a pareggiare i conti, dopo le trasferte amare dell'era Ancelotti, e fargli vedere cosa intanto siamo diventati: non eroi per caso, non il solito gruppo volenteroso e velleitario, ma gente seria, talenti e gregari figli (finalmente) di un progetto che guarda lontano. E che lontano ci può arrivare davvero.

Ecco cosa sono questi due punti per noi, un tesoretto che strada facendo ci può far coraggio, e di sicuro ci può tornare utile. Ovvio, il cammino è appena cominciato e siamo pure già inciampati qualche volta, però rialzandoci subito, come domenica a Benevento dopo il gol di Insigne jr, una doccia gelata che avrebbe potuto stecchirci visto lo scivolone di tre giorni prima in Europa. Non siamo caduti e l'abbiamo ribaltata, e adesso guardiamo i noncolorati dall'alto in basso ed è una sensazione impagabile, siamo quassù nonostante l'ingiustizia del tavolino e la pena accessoria di un punto strappato. Siamo quassù e riusciamo persino a strappare secondi ai commentatori dei salotti tivvù, che dopo aver inutilmente provato a ridimensionare l'imbarcata riservata all'Atalanta ora cominciano a guardarci con rispetto - anche perchè, diciamo la verità, a parlar solo della dea e degli strisciati la discussione rischia di farsi imbarazzante.

Siamo quassù, e non è solo questione di punti ma di qualità, di fame, e del vantaggio di non dover dimostrare niente. Tra bolle e tamponi non sarà un campionato facile e soprattutto, senza pubblico negli stadi, non sarà un campionato normale. Niente è normale in questi tempi bui, forse non è normale neanche che il calcio dei professionisti continui mentre a tanti ragazzi la competizione sportiva viene negata. Difficile dirlo. Ma non prendetevela con loro, con i calciatori che si abbracciano in campo, con i tifosi che esultano davanti alla tv. È un gioco, un'emozione. Una sfida che si rinnova e che non smetterà mai di solleticarci voglia di rivalsa, ironie e sfottò. Due punti che potrebbero essere tre, quattro o persino nove, se le cose si rimetteranno a posto. Ma due punti che già fanno la differenza.

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