«Sono al Niguarda, chiuso nella mia camera, con il cielo in una stanza. La bufera è passata, i giorni allucinanti della diagnosi e delle operazioni di amputazione sono alle spalle». Mauro Bellugi, iconico difensore dellâInter e del Napoli degli anni Settanta, trascorre le giornate fra le medicazioni e le rare visite consentite della moglie Lory. Lâondata di affetto e commozione che ha accompagnato la notizia del peggior effetto collaterale che il Covid potesse infliggere a un giocatore, lo ha colpito. «In questo anno maledetto se ne sono già andati Corso, Maradona, Paolo Rossi. Non volevo essere io lâultimo famoso della serie».
Non ha perso il senso della battuta, lui toscano un poâ guascone, abituato a sguazzare nei salotti tv del post-partita, nonostante la sorte lo abbia preso di mira. Queste alcune sue parole al Corriere della Sera: «Vede, io soffro da sempre di una forma di anemia mediterranea, come mia mamma e pure mia figlia. Di per sé non mi aveva causato grossi disturbi in precedenza ma poi con il coronavirus son diventati compagni di merende. Si sono detti âspacchiamo il mondoâ e hanno spaccato me».