Marash Kumbulla, difensore dell’Hellas Verona che piace a tanti top club tra cui il Napoli, classe 2000 di origine albanese, ha rilasciato una lunghissima intervista al Corriere della Sera. Eccone uno stralcio:
«Mio padre e Juric mi definiscono già uomo? Sono molto serio, è vero, ma solo quando serve. So anche divertirmi. Mio papà e il mister penso intendano semplicemente dire che sono maturo per l’età che ho. Le mie radici mi trasmettono un forte senso di appartenenza alle tradizioni e alla storia del mio popolo. È un sentimento che mi spinge a dare sempre il massimo. Giocare con la maglia che indossavo sin da bambino penso sia il sogno di tutti: già è difficile arrivare in alto, farlo con la squadra con cui tutto è iniziato è indescrivibile. Avevo 10-11 anni: lì ho capito che quello che volevo fare veramente era giocare a calcio, facendo di una passione, una professione. E viceversa. Pensai di avercela fatta quando ho segnato il mio primo gol in serie A, di testa, contro la Sampdoria: un momento indelebile. Sì, è vero avevo il poster di Chiellini in camera: ho sempre ammirato la sua grinta e la sua voglia di migliorarsi. È un autentico guerriero in campo”.
Su Juric: “Trasmette molto bene le sue idee: sa quando c’è da caricare la squadra e quando c’è bisogno di allentare la presa. Lo ringrazierò sempre per la fiducia che mi ha dato, al pari del direttore sportivo Toni D’Amico, che è stato il primo a credere in me, anche nei momenti difficili che ho attraversato”.
“L’attaccante che mi ha messo più in difficoltà quest’anno è stato Dybala, per le caratteristiche tecniche e fisiche: un funambolo. Mi piace molto giocare a quattro, perché ho anche una certa libertà di propormi in avanti. Ho un sogno, giocare in Champions”.