Un rigore non fischiato. Un’espulsione ritenuta ingiusta. E uno strumento tecnologico innovativo che sarebbe stato usato in maniera parziale e quindi errata. La querelle nata intorno alle decisioni arbitrali adottate durante a partita tra Lazio e Torino varca i cancelli dell’Olimpico, attraversa lo studio legale «Previti» e arriva alla porta dell’arbitro Piero Giacomelli e del Video Assistance Referee Marco di Bello, rischiando di approdare anche dentro un’aula del tribunale civile. Ai due direttori di gara infatti e' stato notificato un invito alla negoziazione assistita in cui si chiede di risolvere la controversia per evitare di «adire l’autorita' giudiziaria». Come scrive Il Tempo:
"In altre parole nel documento firmato dagli avvocati Stefano Previti e Flaviano Sanzari si chiede a Giacomelli e Di Bello un risarcimento del «danno non patrimoniale subito dai nostri assistiti, quantificabile in non meno di euro 600 per ciascuno di essi». Si tratta di un gruppo di tifosi, di professionisti: dallo stesso avvocato Stefano Previti fino al presidente della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni, passando per il politico Pino Cangemi e il giornalista Guido Del Turco. E poi ancora architetti, imprenditori e soci «vip». Quel giorno Piero Giacomelli e Marco Di Bello avrebbero commesso una «colpa grave», anzi tre. La prima: «Giacomelli non fischia il calcio di rigore su un fallo di mano evidente (commesso dal calciatore del Torino Iago Falque ndr)». Seconda: «Di Bello si accorge del fallo di mano ma si convince o si fa convincere a non procedere ad "on field review" in occasione dell’interruzione». E poi la terza: «Giacomelli espelle dal campo Immobile, lasciando impunito Burdisso». Insomma, sarebbe stato falsato l’esito della gara «attraverso errori gravi e inescusabili»".